Il Cers (il comitato europeo che vigila sui rischi sistemici) si oppone alla ristrutturazione del debito greco. Il suo presidente Jean-Claude Trichet, che ricopre anche la carica più alta della Banca centrale europea, si è detto contrario all’ipotesi di rinegoziare il debito ellenico con i creditori internazionali perché colpirebbe – ha detto – gli investitori a lungo termine: “Il mio messaggio è semplice – ha detto Trichet – Bisogna applicare i programmi [di riduzione dei deficit]. E tale messaggio è indirizzato al governo greco, ma anche all’Irlanda, allo scopo di ritrovare credibilità. E questo richiede tempo”. Eppure settimane fa, analisti, economisti, anche del calibro di Luigi Zingales, noto in Italia e in Usa, avevano avanzato l’idea che una ristrutturazione del debito sia di fatto inevitabile, almeno nel medio-lungo termine. Altra sponda dell’Atlantico, altri problemi. Oggi infatti il ministro del Tesoro americano Timothy Geithner, in visita in Brasile, ha nuovamente attaccato la politica monetaria della Cina, senza mai nominare il nemico cinese. Sembra che Geithner abbia “rubato” la politica “del basso profilo” a Pechino ma in salsa americana: è assertivo ma solo a parole, perché il significato delle accuse rimane il solito. il flusso di capitali in entrata nel paese sudamericano è particolarmente elevato a causa “delle politiche di altri paesi emergenti che cercano di mantenere monete sottovalutate con regimi dei cambi controllati”. Il riferimento è chiaramente alla Cina e al lento apprezzamento dello yuan nei confronti del dollaro.