I tagli da 81 miliardi di sterline cadranno soprattutto sui più poveri. Lo affermano i ricercatori dell’Institute for Fiscal Studies (Ifs), che si dichiara indipendente. Il ministro dell’Economia inglese, George Osborne, ha annunciato ieri un programma d’austerity che punta a ridurre le spese di 92 miliardi di euro entro il 2015 per abbattere almeno in parte un deficit al 10 per cento del Pil e l’elevato debito pubblico. Misure straordinarie per momenti straordinari. Anche se il peso lo sopporteranno soprattutto le fasce più deboli. Dice il direttore dell’istituto britannico, Carl Emmerson: “I tagli all’assistenza pubblica avranno maggiore impatto sulla fascia più bassa di reddito che su quella più alta”. Oggi, il ministro ha difeso il suo piano, ribadendo l’inevitabilità delle sforbiciate, ma ha respinto l’accusa di aver colpito i poveri, assicurando che saranno invece i più facoltosi a pagare il prezzo più alto. Va ricordato che l’Inghilterra ha detto ‘no’ al Patto di Stabilità europeo non tanto perché questo incida sul ciclo economico europeo, viste le possibili sanzioni sullo sforamento del deficit, ma più che altro perché le concessioni tedesche per regole più flessibili (che piacciono a Germania e Italia) vogliono in cambio una revisione del Trattato di Lisbona. La posizione ufficiale del premier David Cameron, è evitare di dare più poteri a Bruxelles ma nasconde la preoccupazione per un’eventuale referendum sulla costituzione europea. Diciamo che non cadrebbe a fagiolo per il governo inglese, sarebbe un altro grattacapo in questo momento difficile.