Lo yen è crollato ieri al suo livello più basso degli ultimi diciassette mesi rispetto al dollaro americano (vedi anche Anche Kia Motors si scaglia contro lo yen): il motivo di una performance così negativa va ricercato senza dubbio nelle previsioni di Bank of Japan, l’istituto di credito centrale del Giappone, il quale ha annunciato delle misure di stimolo economico senza precedenti per svalutare la divisa asiatica. Quest’ultima è riuscita a perdere terreno (2,7 punti percentuali per la precisione) rispetto a ben sedici controparti, visto che il governatore Haruhiko Kuroda ha intenzione di raddoppiare gli acquisti di bond.
Si tratta di una misura radicale, in grado comunque di immettere la giusta liquidità nel sistema. Lo yen è riuscito a perdere ben il 3,2% rispetto alla moneta verde a New York, attestandosi così a quota 96,12. Volendo essere ancora più precisi, si deve parlare del calo più consistente in assoluto dal 31 ottobre del 2011, cioè quando il Giappone decise di intervenire nei mercati del tasso di cambio per indebolire la divisa. Non è andata meglio al cambio con l’euro, visto che lo yen ha ceduto il 4,1%, toccando quota 124,58, il livello più debole da quasi tre settimane a questa parte. A completare il quadro, poi, ci ha pensato il ribasso nel confronto con il dollaro australiano, con la quotazione peggiore dall’agosto del 2008 e oltre 3,3 punti percentuali lasciati sul terreno.
Gli acquisti di bond da parte della banca centrale giapponese dovrebbero ammontare a sette trilioni di yen ogni mese, una soluzione pensata appositamente per contrastare la deflazione: le precedenti stime avevano invece parlato di 5,2 trilioni. I recenti deprezzamenti dello yen sono stati favoriti dalle scommesse sulla politica monetaria del nuovo governatore, tanto da far perdere alla valuta del Sol Levante ben il 18% (si tratta della performance peggiore tra le dieci nazioni più sviluppate che vengono monitorate da Bloomberg).