La riunione del G-7 finanziario, tenutosi nel week-end ad Aylesbury, nella campagna inglese del Buckinghamshire, ha visto la partecipazione dei ministri dell’Economia e delle Finanze dei paesi membri del G-7, ovvero Stati Uniti, Giappone, Germania, Francia, Regno Unito, Italia e Canada, e dei governatori delle rispettive banche centrali. Al meeting si è parlato soprattutto di crescita economica e di cambi. Se all’Europa è stato chiesto di fare di più per la crescita, al Giappone si chiede di non esagerare sui cambi.
I ministri finanziari evitano ancora di evocare la cosiddetta “guerra delle valute”, ma avvertono il partner asiatico di non creare distorsioni sul mercato valutario. I timori sono cresciuti dopo che il dollaro americano è riuscito a sfondare quota 100 yen sul finire della scorsa settimana, superando una soglia psicologica fondamentale sui mercati valutari. A mettere in guardia Tokyo ci ha pensato Jack Lew, segretario al Tesoro Usa. Lew ha ricordato che “il Giappone ha un problema di crescita”, ma gli stimoli monetari non devono diventare un vantaggio sul cambio.
Il commissario europeo agli affari economici e monetari, Olli Rehn, ritiene che una guerra delle valute “non va neppure evocata”, mentre il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schäuble ha avvertito Tokyo che “i cambi non possono diventare un mezzo di crescita economica”. Il dito è stato puntato contro la politica monetaria ultra-espansiva della Bank of Japan, che dallo scorso 4 aprile ha lanciato una nuova ondata di stimoli monetari senza precedenti con l’obiettivo di combattere una volta per tutte il problema della deflazione, che morde il paese del Sol Levante da circa 15 anni.
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Ad ogni modo il neo-governatore della BoJ, Haruiko Kuroda, ha intenzione di non mollare la presa fin quando non sarà raggiunto un target di inflazione del 2%. La politica monetaria del Giappone porterà la base monetaria a raddoppiare nel giro di un paio d’anni, con immissione di liquidità a un ritmo di circa 770 miliardi di dollari all’anno. Sul forex lo yen continua a svalutarsi pericolosamente, favorendo il boom della borsa nipponica (+40% da inizio anno) e degli utili aziendali.