La Commissione europea potrebbe intervenire a sostegno dell’Irlanda, dove le aste sono esaurite fino alla prossima primavera ma il tasso è il più elevato da quando esiste l’euro. E per questo motivo Dublino troverà certamente difficoltà a rifinanziare il proprio debito. Il fondo messo a disposizione della Commissione potrebbe ammontare a 80 miliardi. Certo, i problemi non finirebbero qui dato che il settore bancario stenta a riprendersi, anzi è in profondo rosso, e il programma d’austerity che ha iniziato a dare i primi frutti a inizio anno (e osannato dalla stampa internazionale) sembra ormai inutile a risollevare il paese. I problemi sul tavolo sono molti e si sono accumulati tutti in questo periodo dal momento che si sono creati evidenti squilibri commerciali tra Asia e Occidente, accentuati dalle svalutazioni competitive sia cinesi sia americane, la crisi dell’eurodebito non è terminata e, anzi, potrebbe allargarsi comprendendo anche l’Italia che al momento regge bene rispetto ai Pigs ma è sull’orlo (o nel bel mezzo?) di una pesante crisi politica che potrebbe arrivare a rottura a fine anno, quando non sappiamo se quella portoghese e irlandese avranno trovato una soluzione. Ma veniamo ai dati macroeconomici più importanti della settimana. Domani oltre all’inflazione nell’area euro, vicina secondo previsioni a un rialzo dell’1,9 per cento anno su anno, verrà diffuso l’indice Zew sulla fiducia delle imprese tedesche. Nelle stesse ore si terrà il vertice dei ministri economici dell’Eurogruppo, che si allargherà il giorno successivo ai colleghi dell’Unione europea. Mercoledì dopo il superindice giapponese, due notizie di cui tenere conto in arrivo dalla Gran Bretagna: disoccupazione, prevista a un tasso del 4,5 per cento (secondo consensus), diffusione del verbale della riunione della Bank of England. Giovedì, le richieste settimanali di sussidi negli Stati Uniti, previste in aumento rispetto al report precedente. Venerdì, infine, interverranno diversi attori delle banche centrali mondiali e ministri delle Finanze dall’European Banking Congress di Francoforte. In particolare Ben Bernanke della Federal Reserve, Jean-Claude Trichet, presidente della Bce, Dominique Strauss-Kahn, direttore del Fmi, i ministri Christine Lagarde (Francia), Georgios Papaconstantinou (Grecia), Wolfgang Schaeuble (Germania), più il commissario agli Affari economici e monetari Olli Rehn.