Si apre una nuova settimana forex e si preannuncia decisiva per le sorti della moneta unica, l’euro. Il prossimo 9 dicembre si terrà l’atteso vertice di Bruxelles, in occasione del quale i leader europei cercheranno di giungere ad una risposta alla crisi del debito che, da due anni, flagella la zona euro, muovendosi dai paesi periferici fin nel cuore dell’Europa, bussando alle porte di Germania e Francia, tra le economie più solide del blocco. L’euro è minacciato e il rischio di un crollo non è più un tabù.
“Il nostro obiettivo è un’unione fiscale, andiamo a Bruxelles con l’obiettivo di modificare i trattati” ha dichiarato il Cancelliere tedesco Angela Merkel in un discorso al Parlamento. La Merkel ha inoltre ribadito la sua opposizione agli eurobond, sottolineando che la crisi non può essere risolta in un colpo solo. Non esistono soluzioni miracolose, ma è necessario procedere a piccoli passi. Il cancelliere tedesco incontrerà Lunedì il presidente francese Nicolas Sarkozy per mettere a punto una proposta comune da presentare al Consiglio Europeo.
Di fronte all’aggravarsi della crisi, che minaccia il sistema finanziario globale, le principali banche centrali del mondo (FED, BCE, Bank of Japan, Bank of England, Swiss National Bank, Bank of Canada) hanno annunciato un’azione coordinata per iniettare liquidità e agevolare la concessione di credito a famiglie e imprese, una decisione che rivela come la questione del debito europeo sia divenuta particolarmente seria, e come le tensioni sui mercati siano particolarmente accentuate.
Notizie incoraggianti sono giunte invece dagli Stati Uniti. Il Bureau of Labor Statistics ha rilasciato venerdì 2 Dicembre il dato relativo al tasso di disoccupazione USA che, inaspettatamente, è sceso nel mese di novembre, arrivando all’8,6 per cento, il livello più basso da 2 anni e mezzo. Nonostante il netto miglioramento non bisogna dimenticare che il mercato del lavoro americano è ancora in gravi difficoltà; persistono le preoccupazioni circa la capacità dell’economia di far fronte alla crisi finanziaria ed economica, diffusa ormai a livello mondiale. Inoltre il settore pubblico degli Stati Uniti continua a perdere posti di lavoro, a livello federale, statale e locale.
Questi i principali market mover della settimana dal 5 al 9 dicembre:
Lunedì 5 dicembre la zona euro rilascia l’Indice dei responsabili degli acquisti di servizi (Services Purchasing Managers’ Index, PMI) pubblicato dal Markit, che misura il livello di attività dei responsabili degli acquisti nel settore dei servizi. Qualsiasi dato superiore al 50 indica un’espansione, mentre un dato inferiore rileva una contrazione. Il dato fornisce un’indicazione sullo stato di salute del settore terziario in zona euro. L’Eurostat rende noto il dato delle Vendite al dettaglio, un indicatore importante della spesa dei consumatori, altresì correlato alla fiducia dei consumatori. Si tratta di un indicatore di crescita dell’economia dell’area euro. Gli Stati Uniti pubblicano l’Indice non manifatturiero (Non-Manufacturing Index, chiamato anche ISM Services), reso noto dall’Institute of Supply Management (ISM).
Martedì 6 dicembre, la Reserve Bank of Australia (RBA) annuncia i suoi tassi d’interesse a breve termine, decisione che muove sostanzialmente dalle prospettive di crescita e dall’inflazione. L’Eurostat rilascia il dato sul Prodotto Interno Lordo (PIL), la misura più ampia di attività economica, nonché un indicatore chiave dello stato di salute di un’economia. I cambiamenti percentuali trimestrali del PIL illustrano il tasso di crescita dell’economia nel suo insieme. La Germania rilascia il dato sugli Ordini alle fabbriche, la cui tendenza al rialzo indica un’espansione dell’economia tedesca. La Bank of Canada diffonde il suo tasso di interesse mentre la Richard Ivey School of Business rende noto l’Indice Ivey Purchasing Manager (PMI), che misura il livello di attività dei responsabili degli acquisti in Canada, in grado di fornire un’indicazione sullo stato di salute del comparto manifatturiero e sulla crescita della produzione in Canada.
Mercoledì 7 dicembre l’Australian Bureau of Statistics rende noto il PIL dell’Australia, mentre il National Statistics pubblica l’Indice della Produzione manifatturiera UK e l’Indice della produzione industriale britannico, che misura il cambiamento nella produzione totale delle fabbriche, delle aziende e degli erogatori di servizi pubblici. La Reserve Bank of New Zealand annuncia il tasso di interesse della Nuova Zelanda e pubblica i suoi dati riguardanti la politica monetaria.
Giovedì 8 dicembre, l’Asutralia diffonde i dati sulla disoccupazione. L’attenzione si focalizza su due importantissimi annunci: la Bank of England e la BCE rendono note le loro decisioni in merito ai tassi di interesse. Attesa per la conferenza stampa della Banca Centrale Europea, che si tiene 45 minuti dopo l’annuncio. Il Department of Labor rilascia il dato relativo alle richieste di sussidi di disoccupazione degli Stati Uniti.
La settimana si chiude Venerdì 9 dicembre con importanti market movers. Il Giappone rende noto il suo PIL mentre la Cina rilascia indicatori macroeconomici chiave: l’Indice dei prezzi al consumo, le Vendite al dettaglio, le Spese per costruzioni edili, la Produzione industriale e l’Indice dei prezzi alla produzione. Il National Statistics, il Bureau of Economic Analysis e il Statistics Canada, rilasciano il dato della Bilancia commerciale di Gran Bretagna, Stati Uniti e Canada, rispettivamente. Ed ancora, gli USA pubblicano l’Indice sul Sentiment dei Consumatori del Michigan, che misura il livello di fiducia dei consumenti rispetto all’economia.
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