L’evento più importante evidenziato ieri sul mercato del forex ieri è accaduto sul cambio dollaro-yen USDJPY, facendo registrare il declino giornaliero più considerevole dall’inizio del 2015.
La debolezza sulla moneta giapponese ha portato giù tutti i diversi cambi con lo yen, con l’euro-yen EUR/JPY che ha perso quasi l’1% e NZD/JPY giù di oltre il 2,4%.
Il sell-off è stato innescato dalle parole del Governatore della Banca del Giappone Kuroda che ha detto «è difficile vedere il tasso reale dello yen cadere ancora.»
Lo yen giapponese è sceso in modo significativo negli ultimi 10 mesi, più del 14% rispetto al dollaro USA, il 17% contro il franco svizzero e di oltre l’8% contro la sterlina britannica.
Questo mese, lo yen ha colpito i minimi di 13 anni contro il dollaro.
Alla luce di queste movimenti, la non è una sorpresa che la Banca del Giappone sia soddisfatta del deprezzamento dello yen. Tuttavia, i commenti di Kuroda non hanno una reale incidenza sulla politica monetaria. E’ molto improbabile che ci sarà un aumento del Quantitative Easing quest’anno perché l’economia sta andando bene e l’inflazione è in aumento.
Allo stesso tempo, il Giappone non può ancora liberarsi del QE perché l’inflazione rimane molto bassa. Lo scorso aprile, la BoJ ha rivisto al ribasso la tempistica per il raggiungimento del target sull’inflazione del 2% in 6 mesi. Dato che si tratta di una economia dipendente dalle esportazioni che vive un lento aumento dell’inflazione, il governo giapponese non è nella posizione di intervenire sulla moneta. Infatti, il Ministero delle Finanze e la BoJ sono quasi sempre intervenuti vendendo lo yen, e non comprandolo.
Così, con la soddisfazione della banca riguardo il calo dello yen e con la convinzione di non vederlo scendere ancora di molto più in là, non c’è niente che la Banca del Giappone può o potrà fare a medio termine per spingere la valuta più alto.