Il Fondo Monetario Internazionale lancia l’ennesimo allarme sull’instabilità italiana e i riflessi per l’economia locale e quella dell’eurozona. Un rischio, quello italiano, in grado di nuocere alle prospettive globali che, pur migliorate, sono tutt’altro che consolidate. Queste e altre considerazioni nella bozza del World Economic Outlook anticipata dall’Ansa, e nella quale il Fondo monetario internazionale cita chiaramente le elezioni politiche italiane di febbraio quale potenziale determinante di caos.
In una prospettiva economica globale, affermano gli economisti dell’Fmi, “sono emersi nuovi rischi e i vecchi pericoli rimangono”. In particolare, “nel breve periodo, i rischi chiave sono correlati agli sviluppi nell’area dell’euro”, mentre tra i rischi di medio periodo le citazioni più frequenti sono quelle nei confronti del “faticoso impatto del risanamento e la prolungata stagnazione nell’area dell’euro, così come gli elevati deficit e debito negli Stati Uniti e in Giappone”. Insomma, in tale contesto, aggiungeva il Fondo Monetario Internazionale, è impossibile per le autorità di politiche monetaria abbassare la guardia (in proposito, qui le stime di ripresa economica secondo l’Ocse).
In tale proposito il quotidiano Il Corriere della Sera, reduce da una due giorni di scioperi, ricordava i dati diffusi dalla Banca d’Italia secondo cui “dall’avvio della crisi, il Pil è sceso di 7 punti percentuali, il numero di occupati di 600.000 unità”. A conferma di tali sensazionie le dichiarazioni del vice direttore, Fabio Panetta, in un intervento a Perugia: “L’economia italiana sta attraversando una fase di profonda difficoltà, in cui le debolezze strutturali sono acuite dallo sfavorevole momento congiunturale. Nell’arco di un quinquennio essa ha dovuto far fronte alla crisi finanziaria, all’instabilità del mercato del debito sovrano, a due profonde recessioni”.
Insomma, nonostante qualche impressione di lieve miglioramento (con attenuazione parziale delle conseguenze – lunghe – negative di questa crisi), il consiglio formulato dal Fmi e dalle altre istituzioni è uno solo: guai ad allentare l’attenzione e gli sforzi monetari e di riforma strutturale.