Il Fondo monetario internazionale non usa mezzi termini per descrivere le forme che prenderà la crisi, ed avverte: “sarà lunga, grave con una ripresa lenta”. Solo “misure energiche” e “iniziative per ristabilire la fiducia del settore finanziario potrebbero migliorare le prospettive di ripresa”, secondo quanto si legge sul World Economic Outlook diffuso ieri a Washington. Jean Claude Trichet, presidente Bce, riflettendo sulle prospettive tratteggiate dal Fondo, ritiene che il 2009 “sarà un anno difficile per l’economia, ma la ripresa inizierà nel 2010”. Da Tokio, Trichet ha ritenuto opportuno ricordare che il 7 maggio, in occasione del meeting board, verranno prese le già annunciate misure “non convenzionali” a sostegno dell’economia di Eurolandia, impresa possibile solo con “l’attiva partecipazione delle banche”. Trichet ha poi espresso la sua opinione in merito all’andamento del mercato valutario e la forza del dollaro, incalzato dai giornalisti sulla questione sollevata dalla Casa Bianca a ridosso del G20: “Non posso dire che l’euro sia debole in questo momento. Quando sono arrivati alla Bce, il rapporto nei confronti del dollaro era circa a 1,17 e ora siamo attorno a 1,31”. “Apprezzo molto quando stanno dicendo i nostri amici Ben Bernanke, Tim Geithner e Barack Obama – ha aggiunto -, perché davvero un dollaro forte è nei migliori interessi degli Stati Uniti d’America”. Un segnale abbastanza chiaro della necessità di riequilibrio delle posizioni, con una ripresa del biglietto verde che possa concedere spazio alle importazioni di prodotti europei.
[…] funziona primariamente attraverso il sistema bancario”. Quanto detto da Stark si aggiunge alle dichiarazioni di Trichet della settimana scorsa, sempre rivolte agli istituti di credito. Intervenire in un modo o nell’altro è una […]
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