Home Bce Fiducia tedesca e svenimento dell’euro

Fiducia tedesca e svenimento dell’euro

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 Forse l’unica arma di politica monetaria in mano all’Europa è la lingua tagliente dei suoi leader. E’ un’arma con un costo elevato, alto quasi quanto il rischio di abusarne. Proprio grazie alla debolezza della moneta unica europea le imprese tedesche si sentono più fiduciose che mai. L’indice Ifo, che ne certifica il sentimento, continua a crescere a 109,3 punti, dai 107,7 di ottobre, sui massimi dal periodo 2006-2007 secondo l’Istituto di ricerche che conduce l’indagine. L’economia tedesca, dedita all’export, sembra dunque avere preso slancioa scapito dei timori su Irlanda, Grecia e Portogallo. L’indebolimento dell’euro è fisiologico o in un certo senso obbligato. Infatti a Est la Cina sta rivalutando la propria moneta, lo yuan, che comunque resta sotto la soglia che vorrebbero gli Stati Uniti. A ovest, invece, proprio gli Usa hanno indebolito il biglietto verde. Prima in maniera verbale, cioè con l’annuncio di nuovo allentamento quantitativo, poi con l’intervento di politica monetaria della Federal reserve, che ha iniettato 600 mld di dollari nell’economia (QE2). All’Europa non restava che giocare al ribasso sulla moneta per recuperare la competitività persa e questo ha fatto buon gioco alla Germania. Ma fino a che punto? Le parole del cancelliere tedesco Angela Merkel sono chiare “la situazione è eccezionalmente seria”, tradotto: qui ci giochiamo tutto. Per questo oggi Merkel ha rievocato una proposta di qualche tempo fa, e cioè l’idea di far pagare il rischio del fallimento anche agli investitori privati, che proprio in base a questo rischio speculano ogni giorno. Che la fifa per l’Irlanda convinca anche gli altri leader a far passare un simile provvedimento? La domanda resta senza risposta. Quel che si può dire, forse nemmeno a denti stretti, è che o si trova una politica d’azione coordinata in Europa oppure o uno stato fallirà (gli analisti ripetono la Grecia nel 2011) o la Germania inizierà a sbrigare le pratiche per lasciare la moneta unica, ammesso che la crisi non sia passata, ma questo è un lavoro per le Cassandre.