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Fed, segnali di ripresa e tassi bassi. Avanti così verso il collasso del dollaro

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 Ci sono segnali di ripresa? Perché Bernanke mantiene i tassi ai minimi storici?

Se lo chiede il settimanale BusinessWeek in un brillante articolo di Peter Coy, editorialista.
Ormai si gioca a carte scoperte, sappiamo tutti cos’ha in mano Bernanke. Il governatore della Federal reserve deve sciogliere un dubbio amletico: quando alzare i tassi? Se troppo presto strozza la ripresa, se troppo tardi l’inflazione salirà alle stelle.

Ma se ci sono questi incoraggianti segnali di ripresa perché tutto tace?

Per BW Bernanke è riuscito a convincere i più, anche alcuni “frizzanti” economisti, che il pericolo inflazione al momento non esiste. Continuare una politica monetaria espansiva è l’unica strada a detta di Bernanke per evitare il temuto “Double-dip”, cioè la recessione a “W”, tradotto: ripresa adesso, ricaduta l’anno prossimo.

Per gli esperti di Bloomberg i tassi rimarranno allo 0-0,25% fino a gennaio-marzo del 2010. Una cosa per niente salutare avverte Peter Schiff. Secondo il presidente di brokerage Euro Pacific Capital “pagheremo più avanti il costo di tassi così bassi con “una crisi delle valute che demolirà ciò che resta dell’economia”. Uno scenario apocalittico che trova sponda nelle parole (più moderate) di John E. Lekas, manager di Leader Short-Term Bond Fund, il quale si augura che nei prossimi due anni la Fed metta il turbo ai tassi, tutto per evitare “il collasso del dollaro”.

Certo è che con tutta questa liquidità le grandi banche ingrassano, quelle piccole muoiono e le imprese soffocano. Tutto come prima, o peggio?

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