Il presidente della Federal Reserve (Fed) Ben Bernanke ha riconosciuto che la crescita economica del paese si è ulteriormente indebolita mentre le prospettive per il mercato del lavoro restano piuttosto scoraggianti.
La ripresa economica del paese “continua ad essere ostacolata da una serie di venti contrari”, comprese le condizioni per la concessione del credito, ancora difficili e proibitive per alcune imprese e famiglie, così come dagli effetti vincolanti della politica di bilancio e dall’incertezza che circonda l’evoluzione del conti pubblici degli Stati Uniti. “Questi venti dovrebbero indebolirsi nel tempo e permettere all’economia di crescere un po’ più velocemente”, ha proseguito Bernanke, ma considerato lo scarso slancio alla crescita, la flessione della disoccupazione rischia di essere tremendamente lenta.Il tasso di disoccupazione ufficiale degli Stati Uniti è salito di nuovo nel mese di maggio, per la prima volta in un anno, stabilizzandosi all’8,2%, un livello confermato nel mese di giugno. La fragile ripresa americana è minacciata da due insidie principali, ha detto il presidente della Federal Reserve: la primo è la crisi fiscale e bancaria nella zona euro, mentre la seconda è la situazione fiscale degli Stati Uniti.
Il presidente della Fed ha approfittato della sua presenza in Senato per lanciare un nuovo appello al Congresso, affinché sviluppi una strategia credibile per ridurre il disavanzo degli Stati Uniti, evitando tagli di spesa e aumenti delle tasse brutali. “Il modo più efficace in cui il Congresso potrebbe contribuire a sostenere la ripresa adesso sarebbe affrontare le sfide fiscali della nazione in un modo che tenga conto della necessità di sostenibilità dei conti pubblici a lungo termine e della fragilità del recupero”, ha detto Bernanke.
Riferendosi alla situazione in Europa, Ben Bernanke ha detto che la Fed si mantiene in stretto contatto con le autorità europee e che vuole assicurarsi che il sistema finanziario continui a resistere a shock finanziari. “I mercati finanziari e l’economia in Europa continuano a subire una pressione significativa, con ricadute sulle condizioni economiche e finanziarie del mondo, compresi gli Stati Uniti”.
Nella sua audizione semestrale dinanzi al Senate Banking Committee a Washington, il presidente della Fed, ha annunciato che la banca centrale americana è pronta ad adottare ulteriori misure, se necessario, per sostenere la ripresa , senza tuttavia specificare i tempi e le modalità possibili di tale intervento.
Gli investitori speravano che le parole pronunciate da Ben Bernanke avrebbero offerto l’opportunità di cogliere i segnali di un imminente terzo round di acquisto di obbligazioni sui mercati finanziari – il “QE3” nel gergo del mercato – al fine di sostenere il credito e l’attività. Ma il numero uno della FED ha deluso le aspettative aderendo strettamente al messaggio di vigilanza già proclamato il mese scorso.
Dopo il discorso di Bernanke, il NYSE ha perso terreno, mentre il dollaro ha raggiunto il suo livello più alto del giorno contro l’euro. I titoli del Tesoro degli Stati Uniti hanno cancellato alcune delle loro perdite. Bernanke ha chiaramente lasciato aperta la porta a un eventuale, prossimo quantitative easing, ma non è avanzato di un solo un passo verso un’azione imminente.
La Fed mantiene i tassi praticamente prossimi a zero dal dicembre 2008 e ha comprato 2300 miliardi di dollari (1.900 miliardi di euro) di obbligazioni per abbattere i tassi di interesse a lungo termine. La banca centrale ha promesso di mantenere i tassi al minimo almeno fino al 2014 e ha allungato la scadenza media dei titoli che detiene nel proprio prtafoglio, la cosiddetta “operation twist “, per abbassare i costi di crediti a lungo.
Nonostante il dispiegamento di questo arsenale, la crescita degli Stati Uniti è in frenata e non è sufficiente a ridurre la disoccupazione. Il prodotto interno lordo (PIL) è cresciuto solo dell’ 1,9% annuo nel primo trimestre e gli economisti si aspettano una prestazione ancora più debole nel secondo trimestre. La creazione di occupazione è scesa a 75.000 al mese nel secondo trimestre, contro 226.000 nel primo.