Lo yuan cinese può diventare una moneta globale anche senza che vi sia la piena apertura da parte dell’ex Impero Celeste da questo punto di vista: l’opinione è stata espressa da uno dei principali banchieri della nazione asiatica, secondo cui l’aggiunta di nuovi fondi rappresenta un obiettivo chiave per i policy makers. Nel corso della campagna elettorale americana si era ben capito come il candidato sconfitto Romney temesse la manipolazione valutaria della Cina, ma forse queste preoccupazioni possono anche essere messe a bada. Il punto di vista in questione si riferisce a Li Ruogu, numero uno della Export-Import Bank of China, il quale ha risposto ad alcune domande che gli sono state poste dal quotidiano americano Wall Street Journal.
Secondo Li, infatti, l’internazionalizzazione del renminbi può essere realizzata in maniera efficace con una apertura parziale del capitale cinese e con una convertibilità non completa per quel che concerne la stessa divisa. Tra l’altro, non bisogna neanche dimenticare che la Eximbank è il principale istituto di credito che viene detenuto dal governo di Pechino e che viene sfruttato per il finanziamento del commercio e per gli investimenti esteri. Perfino un mese esatto fa si erano registrate dichiarazioni simili dalla seconda economia internazionale, con Bank of China convinta del fatto che lo yuan fosse in equilibrio.
Le dichiarazioni del banchiere menzionato in precedenza coincidono perfettamente con l’ultimo apprezzamento della moneta, dovuto, in particolare, alla rinnovata fiducia che si nutre nei confronti dell’economia cinese. Nel dettaglio, la giornata di ieri è stata caratterizzata da una quotazione complessiva pari a 6,2265 yuan rispetto al dollaro americano, ovvero il livello più alto in assoluto da quando il trading moderno è stato lanciato nel paese (nel 1994 per la precisione). Bisogna ricordare, infine, che l’utilizzo dello yuan sta crescendo a dismisura per quel che concerne il commercio, con il numero di transazioni denominate in questa maniera in deciso rialzo.