Euro, una lotta per la sopravvivenza

L’Europa sembra scoprire con orrore che una moneta unica aumenta le disparità tra gli Stati in seno alla zona euro, costretti  a perseguire una politica di severa disciplina, soprattutto fiscale. Ma tale politica non sembra essere in linea con principi dell’euro, perché elimina il ”vantaggio” rappresentato dalla stessa moneta unica preservando, al contrario, ciò che è lesivo e contropoducente per la regione. Al punto che si giunge al paradosso: il più debole, fiaccato dall’euro, è soggiogato dal più forte.

La moneta unica accentua le differenze in virtù della stessa omogeneità monetaria. Ogni paese cerca di fare quello che sa fare meglio, in una sorta di lotta per la sopravvivenza o, forse, di cannibalizzazione.

La moneta unica può funzionare solo con la complementarietà dei talenti e quindi con la solidarietà. Diversamente, si trsforma in una macchina da guerra in cui il  forte assoggetta il debole, costringendolo, attraverso la recessione e la disoccupazione, all’equilibrio dei suoi conti. Un piano suicida, come si è visto e si continua a vedere in Grecia, poiché la recessione riduce velocemente le entrate così come i risparmi. La recessione si traduce in una supremazia ancora più evidente del “migliore”.

In una zona euro in cui le svalutazioni sono state rese impossibili, il paese che ha poco margine di miglioramento sul piano industriale sarà sempre in deficit nella sua bilancia commerciale e, in ultima analisi, della sua bilancia dei pagamenti, e si vedrà costretto a indebitarsi continuamente.

Meglio non illudersi: il piano di rifinanziamento non fa nulla per la situazione di bancarotta (o se si preferisce di default) in cui si trova la Grecia, in quanto consente solo di guadagnare tempo…il barile è senza fondo. Sebbene la Grecia possa essere considerata responsabile di questa situazione, la colpa è soprattutto dell’irresponsabilità delle sue élites politiche ed economiche, non sanzionate bensì protette da questo sistema di sopravvivenza!

Una élite che si rifiuta di pagare le tasse, con la compiacenza dell’Unione Europea che, a sua volta, rifiuta qualsiasi controllo sui capitali, e che non perderà mai nulla, mentre il popolo greco ha già perso perso (quasi) tutto. La Grecia va aiutata con la creazione di nuova ricchezza (e non distruggendo quella già esistente) da investire in settori redditizi e vitali per la sua economia: energia e trasporti in primis.