Crescono le riserve internazionali russe di 1,6 miliardi di dollari. Nell’ultima settimana di maggio hanno toccato quota 455 miliardi di dollari. Tra i paesi emergenti, riuniti sotto l’acronimo Bric, la Russia è la seconda economia sul fronte delle riserve valutarie, e la terza su scala mondiale. Il mese scorso il Cremlino ha deciso di ridurre le proprie riserve in euro dal 47,5 per cento al 43,8. Una scelta simile a quella della banca centrale iraniana che di recente ha preferito aumentare il proprio “gruzzolo” in dollari scambiando 45 miliardi di euro con biglietti verdi. La scelta è un’inversione di marcia rispetto a quanto annunciato nel mese di settembre quando l’intenzione di Teheran sembrava quella di convertire i petroldollari in euro. La moneta unica ha accusato il colpo appena diffusa la notizia perché si tratta di un’ulteriore prova di sfiducia nei confronti della valuta. E’ stupito l’analista contattato dall’agenzia americana Dow Jones Newswires: “Penso che sia significativo”, dice Simon Derrick, analista di Bank of New York Mellon a Londra. “L’iran ha speso molto tempo a parlare dell’apprezzamento del petrolio in euro, e adesso sembra che abbia deciso di trovare riserve monetarie alternative”.
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