La nuova ottava sui mercati valutari vede ancora un cambio euro/dollaro senza particolare direzionalità, in attesa di conoscere le decisioni sui tassi delle banche centrali. Se da un lato si stima che i tassi USA potrebbero restare fermi fino al 2017, dall’altro lato c’è la Bce che potrebbe decidere di tagliare il costo del denaro nella riunione del 2 maggio. Nel frattempo sui mercati asiatici il cambio euro/dollaro si è rafforzato, in scia alla pubblicazione del dato di venerdì sul pil americano e a seguito della formazione del governo in Italia.
Il pil americano del primo trimestre è risultato peggiore delle attese, ma comunque in crescita, mentre in Italia il neo-premier Enrico Letta ha formato la squadra di ministri per dare il via a una serie di riforme economiche in grado di risollevare il paese dalla grave crisi in cui versa da alcuni anni. Intanto, stamattina l’agenzia di rating Moody’s ha dichiarato che non va escluso che l’Italia possa essere costretta a chiedere gli aiuti della Bce.
Sul finire della scorsa settimana Moody’s aveva confermato il giudizio “Baa2” con outlook negativo sull’Italia, ma anche tagliato le stime di crescita per il 2013 e il 2014. Intanto, stamatttina sul forex il cambio euro/dollaro ha superato quota 1,3050 spingendosi fino in area 1,3070. A questo punto il cambio potrebbe andare ad effettuare il test della resistenza di area 1,3090.
In caso di breakout rialzista, è probabile un allungo fino a 1,3150. Tuttavia, visto che la Bce taglierà i tassi a magggio secondo Exane Bnp Paribas, il cambio euro/dollaro potrebbe tornare sotto 1,30. Secondo Mike Jones, currency strategist di Bnz, “uno spostamento sotto quota 1,30 dollari è molto probabile se si considera la possibilità che ci sia un taglio dei tassi di interesse da parte della Bce”. Un segnale ribassista sul cambio arriverebbe senza dubbio con la perdita decisa di quota 1,2950: in questo caso è probabile una discesa fino a 1,2870 prima e 1,2750 poi nel giro di 1-3 giorni.