Considerato che negli ultimi mesi abbiamo discusso in più parti delle candele giapponesi, cercando di spiegare in che modo la loro formazione (con figure semplici o complesse) possa efficacemente guidare le nostre scelte di investimento, cercare di iniziare a “smontare” la fragile impalcatura che abbiamo contribuito a creare potrebbe sembrare un suicidio metodologico.
In realtà, attraverso un nuovo approfondimento che prende spunto da due delle principali critiche rivolte all’analisi attraverso japanese candlestick, vogliamo procedere in maniera ancor più specifica nell’individuazione dei pregi e dei difetti di questa metodologia, sperando altresì di chiarire alcuni interrogativi che sono sorti nel corso degli ultimi mesi, e che ci avete manifestato con alcune email indirizzate in redazione.
Innanzitutto, un buon motivo per non fidarsi delle candele giapponesi è rappresentato dalla loro incapacità di lavorare nel brevissimo termine. Le candele giapponesi riescono infatti a mostrare in maniera chiara in che modo si evolge il prezzo di un’azione, ma non riescono ad adattarsi in maniera congrua alle strategie di trading sul brevissimo termine. In altri termini, la candela giapponese “nasce” per poter individuare i movimenti di un’azione durante una giornata, ma è ben meno efficace se si tratta di suddividere la giornata in frazioni.
► ORIGINI DELLE CANDELE GIAPPONESI
È d’altronde noto che la candela giapponese cerca di mostrare in che modo la battaglia tra orsi e tori si manifesta durante il giorno, e quale sia il suo esito finale. La candela giapponese di metà giornata trova così un significato molto più debole e incerto (un po’ quanto avviene con il risultato di una partita di calcio sul finire del primo tempo). Se volete fare scalping, le candele giapponesi non saranno di grande utilità.
► CANDELE GIAPPONESI NEL TRADING FOREX: LA STELLA DEL MATTINO
Un secondo motivo per non utilizzare le candele giapponesi è relativo alla loro scarsa capacità di informazione per i volumi di ordini al di fuori degli orari di mercato “regolari”. Vi possono infatti essere importanti ordinativi di azioni al di fuori degli orari di mercato regolari: elementi che potrebbero generare delle candele virtuali, con caratteristiche non recepite da quelle “reali”. Un esempio: un’azione può aprire la giornata a quota 50 euro, ma aver avuto un trading minimo a 49 dollari nel pre-market. L’apertura potrebbe pertanto non riflettere il reale inizio di negoziazione del titolo.