Le borse europee sono state messe al tappeto da una valanga di operazioni “sell” a seguito del meeting Bce. Stesso destino per i Titoli di Stato, in particolare il Bund tedesco con scadenza decennale che ha lasciato sul terreno in un colpo solo l’1,6% (una delle peggiori performance giornaliere dell’anno).
Sul forex la sorpresa è stato il clamoroso rally del tasso di cambio Euro/Dollaro, che ha guadagnato quasi il 4% dai bottom intraday di area 1,0520. Il motivo? La delusione degli investitori per le mosse non eccessivamente accomodanti della BCE.
L’istituto monetario di Francoforte, guidato dal banchiere italiano Mario Draghi, ha annunciato il mantenimento del piano di quantitative easing a 60 miliardi di euro al mese, estendendo il QE fino a marzo 2017 (dalla precedente scadenza di settembre 2016). Non c’è stato, quindi, alcun QE2: i mercati si aspettavano almeno un incremento degli acquisti mensili di 15 miliardi di euro. Il tasso di interesse centrale è stato confermato al minimo storico dello 0,05%, mentre quello sui depositi è sceso a -0,3% di dieci punti base (come da attese).
Gli investitori hanno interpretato le mosse della BCE come un successo della linea dei “falchi”, capitanati dalla Bundesbank. Ciò vuol dire che nei prossimi mesi Draghi & co. non dovrebbero ulteriormente rafforzare la politica monetaria accomodante, nonostante resti intatto il rischio di deflazione nell’Eurozona. Sul forex il cambio EUR/USD è prima sceso fino a 1,0522, aggiornando i minimi da fine marzo scorso, poi è cresciuto con grande forza fino in area 1,0940c.
Così gli esperti:
La sensazione è che possa avvenire un ulteriore allungo fino a 1,10 – 1,11 entro domani (salvo clamorosi stravolgimenti del trend di brevissimo periodo dopo i non-farm payrolls negli Usa). E la parità tanto conclamata dalle grandi banche d’affari? Per ora è quasi certamente rimandata al 2016.