Fino a questo momento sembra che il dollaro abbia seguito un copione pre-determinato e costituito da varie fasi. Dal rafforzamento in occasione del primo rialzo dei tassi nell’ambito di un significativo ciclo di inasprimento della Federal Reserve, verificatosi nel dicembre 2015, al successivo ridimensionamento con le prime luci del nuovo anno.
Adesso, siamo entrati in un nuovo periodo storico con le prime luci dell’estate. Il biglietto verde statunitense ha abbandonato il letargo in cui si era rintanato e si è reso protagonista di una sorta di rally al ribasso. I rapporti con le altre valute, Euro su tutte, stanno cambiando rapidamente e cambieranno ancora.
Per analizzare questo nuovo corso c’è da evidenziare l’immobilismo della Fed, che da gennaio 2016 ha indebolito la moneta americana. Andando ancora più indietro, da luglio 2014 il Dollar Index non ha mai archiviato due mesi consecutivi di calo. Tuttavia dopo aver toccato i massimi nel gennaio di quest’anno, ha perso terreno per tre mesi di fila, mettendo a verbale un periodo nero per il biglietto verde.
Adesso vi è in atto un recupero del dollar index, anche alla luce della recente mossa della RBA e dei dati non brillanti del PMI cinese, i quali dovrebbero portare ulteriori ribassi sull’Aud. Manca, inoltre, poco al referendum sul Brexit che potrebbe incrementare tensioni. In Europa la crisi della Grecia mette in difficoltà il Continente.
Nella seconda metà dell’anno il dollaro potrebbe tornare forte. Ma per quanto tempo? C’è chi sostiene che la crescita non andrà oltre il mese di giugno, mese in cui la Fed manterrà invariati i tassi così come accadrà a luglio.
La prossima riunione dell’istituto di Washington è stata fissata tra trentacinque giorni, otto prima del referendum britannico che potrebbe portare ad un’uscita dall’Euro. Undici giorni dopo, oltretutto, ci saranno le elezioni in Spagna.
Difficile, difficilissimo, pensare che gli Usa inneschino un periodo di forte volatilità.
Un’ultima considerazione riguarda l’Euro. La Banca centrale europea non dovrebbe più ritoccare i tassi sui depositi, che stanno creando molti malcontenti all’interno del consiglio a causa degli effetti negativi sul sistema bancario. Questa mossa, paradossalmente, potrebbe rafforzare nuovamente la valuta.