Dollaro e euro post BCE: cosa attendersi? Era cosa certa che l’intervento di Mario Draghi avrebbe avuto delle conseguenze anche sul cross più spiato globalmente. In molti parlando di una moneta verde pronta a riprendere in mano le redini perse in passato.
Insomma sarebbe finito il momento del supereuro, destinato a raggiungere un punto di stabilità senza tornare assolutamente al di sopra dell’1,18 come accaduto negli scorsi mesi. Qualcosa che potrebbe creare una nuova spinta? Forse l’inizio di un effettivo del tapering, ma anche in questo caso la maggior parte degli esperti pensa più che altro ad un incremento temporaneo. E’ importante rendersi conto che per quanto un crollo totale della moneta unica non sia auspicabile, un euro stabile ma meno forte non è un male per l’economia dell’eurozona, soprattutto per la branca legata alle esportazioni.
Molti analisti si aspettavano una posizione più netta da parte della BCE e non quella politica monetaria accomodante che Mario Draghi ha annunciato nonostante la proroga del quantitative easing venisse data per scontata. Ciò significa che il divario presente tra gli approcci americani e europei all’economia interna continuerà a differire e che quindi, se le condizioni generali (non solo quelle relative alla Banca Centrale Europea, N.d.R.) dovessero rimanere le stesse, una flessione ulteriore dell’euro è da preventivare. Come e quanto saranno più di preciso le prossime settimane ad indicarlo. Quel che è certo è che soprattutto in questi primi tempi, essere leggermente più cauti e valutare ogni aspetto non farà male agli investitori interessati al cross euro/dollaro.