Il dollaro è in crescita, sebbene non sostenuta, sull’euro. Sono diversi i fattori che entrano in campo in merito a questo cross e tra di essi vi è anche l’esito delle politiche italiane che hanno fatto spazio al populismo ed a forze anti-europeiste.
Grazie all’ottimo bilancio dell’economia dell’Eurozona quello che poteva rappresentare un vero e proprio disastro alla fine è rimasto contenuto, nonostante l’arrivo dagli States dei dati sull’occupazione: in febbraio sono stati creati 313.000 posti di lavoro nel settore non agricolo, un dato molto positivo rispetto alla stima eseguita dagli analisti di 200.000. Questo non solo ha dato la spinta sul breve termine alla moneta verde, ma ha conseguentemente aumentato le possibilità di cedere perlomeno quattro rialzi dei tassi d’interesse della Fed nel corso del 2018 e non tre come si era ipotizzato finora.
Quel che non bisogna perdere ancora di vista però è l’instabilità di questo cross. Il rapporto tra euro e dollaro, nonostante la crescita di quest’ultimo, continua a rimanere molto volatile intorno agli 1,22-1,23 senza riuscire ad avere la giusta spinta, ad esempio, per raggiungere lo stabilizzarsi di un trend ribassista. Lo abbiamo visto anche con il discorso di Mario Draghi l’altro giorno: basta un segnale positivo e l’euro risale. Per quanto gli investitori si siano ormai abituati a questo andamento incerto è fuori da ogni dubbio che investire su euro e dollaro è una sfida continua da affrontare per guadagnare in modo adeguato.
Onestamente fare previsioni a breve termine è difficile: bisognerà osservare le diverse reazioni agli stimoli di questa settimana e regolarsi di conseguenza.