Il dollaro australiano ha toccato ieri il suo livello più basso dell’ultimo mese, dopo che un report ha messo in mostra come le vendite al dettaglio siano cresciute più lentamente del previsto: il ribasso in questione è stato piuttosto evidente nel confronto con ben sedici delle maggiori controparti valutarie, visto che i dati appena menzionati sono stati inequivocabili, senza dimenticare che la Reserve Bank of Australia ha deciso di ridurre a breve i costi dei prestiti, un evento che si verificherà nel corso del prossimo meeting di novembre, in modo da favorire la crescita economica.
Al contrario, la valuta oceaniana è riuscita a rafforzarsi nei confronti dello yen, come è accaduto anche per il dollaro neozelandese. I ribassi del dollaro australiano erano stati registrati a fine settembre, la giornata di ieri ha confermato gli ultimi timori, con Aussie che si è attestato a quota 1,0226 nei confronti del dollaro presso la Borsa di Sydney, il tutto dopo un declino di ben 0,3 punti percentuali. Il guadagno nei confronti della moneta giapponese è stato invece pari allo 0,2%. Sempre a settembre l’industria cinese ha frenato la corsa del dollaro australiano, a conferma che vi sono diversi fattori influenti in senso negativo per quel che concerne tale divisa.
Nel frattempo, il rendimento relativo ai bond decennali dell’Australia è passato dal 2,92 al 2,98%, una piccola crescita che dimostra qualche pizzico in più di rischio. Il report a cui si è fatto riferimento in precedenza ha messo in mostra come le vendite al dettaglio siano aumentate ad agosto dello 0,2% rispetto al mese precedente, un ritmo che quasi nessuno aveva calcolato. Un ulteriore elemento da approfondire è quello relativo agli Irs (Interest Rate Swap), dato che esiste il 70% di possibilità che la banca centrale riduca il suo tasso di riferimento il prossimo 6 novembre, un taglio quantificabile in un quarto di punto (si arriverebbe così fino al 3%).