Il dollaro australiano ha recentemente toccato i minimi livelli degli ultimi cinque mesi, estendendo la contrazione del proprio valore nei confronti del basket delle principali valute per la terza settimana consecutiva. Anche in questa ipotesi, la crisi del debito europeo sarebbe imputabile come principale determinato del nuovo scenario, visto che sta riducendo la domanda per asset contraddistinte in valute a maggior rischio, alimentando invece l’interesse per monete ritenute maggiormente sicure, come il dollaro statunitense.
Il vicino dollaro neozelandese ha invece chiuso la settimana con una perdita record per gli ultimi sei mesi. A nuocere alla valuta è stata principalmente la cattiva prestazione da parte dei titoli azionari asiatici, a loro volta penalizzato dal taglio del rating da parte di Moody’s Investors Service nei confronti di 16 banche spagnole, e dal downgrade di Fitch Ratings nei confronti della Grecia. La domanda per la valuta australiana e per quella neozelandese è tuttavia stata penalizzata eccessivamente – secondo alcuni analisti – e pertanto non si escludono rimbalzi.
A commentare l’evoluzione delle variabili sono stati tutti i principali osservatori sul mercato valutario, che sottolineano come le turbolenze europee stiano trattenendo molti investitori dal porre in essere operazioni di impiego nell’aussie e nel kiwi (questo il nome informale delle due valute oggetto del nostro breve approfondimento).
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Nella scorsa settimana, il dollaro australiano ha perso 2,2 punti percentuali contro il dollaro statunitense. Il dollaro neozelandese, nei confronti dello stesso termine di riferimento, ha invece ceduto 3,5 punti percentuali. Complessivamente, l’indice che misura la forza bisettimanale del dollaro australiano nei confronti della controparte americana è calato a 22, contro i 17 punti del dollaro neozelandese (ogni valore inferiore a 30 esprime un periodo di debolezza della moneta in oggetto).
Continueremo a tenervi informati sull’evoluzione delle quotazioni di queste valute.