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Crisi: Eurozona in stallo, manifestazioni in Grecia

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 Nicolas Sarkozy e Angela Merkel si incontreranno di nuovo sabato sera a Bruxelles, alla vigilia del vertice europeo per preparare una “risposta ambiziosa e globale” alla crisi della zona euro i cui elementi saranno adottati in occasione del secondo vertice, al più tardi mercoledì.
In una dichiarazione congiunta rilasciata dal Palazzo dell’Eliseo, Parigi e Berlino hanno inoltre chiesto “negoziati immediati” siano intrapresi con il settore privato “per raggiungere un accordo che consenta di rafforzare la sostenibilità” del debito della Grecia.

Le nubi si accumulano sul vertice UE di Domenica, annunciato urbi et orbi come quello del tanto atteso salvataggio della zona euro, e della Grecia, in cui l’austerità del governo ellenico ha mobilitato migliaia di manifestanti, innescando altresì episodi di violenza. Preoccupato, il primo ministro greco George Papandreou ha avvertito contro la mancanza di decisioni per il vertice UE di Domenica. La soluzione “decisiva” tanto promessa, rischia pertanto di non essere imminente.

L’area dell’euro dovrebbe annunciare Domenica decisioni di principio sulla risposta alla crisi del debito, ma nessun accordo è stato sinora finalizzato: molti elementi “tecnici” devono ancora essere risolti, a rischio di deludere i mercati, già febbricitanti. L’annuncio di un possibile rinvio del vertice è stata una bomba. I mercati azionari europei sono scesi, per finire tutti in rosso con la Borsa di Milano ad aggiudicarsi la maglia nera, riportando un calo del 3,78%. Parigi e Francoforte hanno chiuso in territorio negativo, perdendo entrambe circa il 2,5%.


In Grecia, intanto, sono continuate le violenze, durante il secondo giorno di uno sciopero generale indetto contro la nuova legge, che impone ulteriori misure di austerità.
Questo nuovo giro di vite dovrebbe essere votate in Parlamento Giovedì, in serata, con l’obiettivo di ridurre il deficit abissale del paese ed evitare il fallimento. La sua adozione dovrebbe congelare gli accordi collettivi e portare a un brusco calo del tenore di vita dei greci, soprattutto dei funzionari.
Il governo del primo ministro George Papandreou cerca a tutti i costi di provare la sua buona fede e di dimostrare la determinazione del suo paese rispetto ai suoi partner europei, chiamati ancora una volta a salvare la Grecia e tutta l’area dell’euro, in preda alla crisi più grave della sua storia.
Il presidente della Commissione europea Jose Manuel Barroso, ha chiesto, a tal proposito, agli europei un “compromesso” per raggiungere decisioni “risolutive” e “immediate”.

Ma l’accordo, che sembrava prendere forma all’inizio di questa settimana, è stato bruscamente rimesso in discussione a causa di nuove divergenze. Gli europei restano divisi su come rafforzare la capacità di intervento del Fondo (EFSF) per sostenere i paesi della zona euro in difficoltà, senza gravare ulteriormente sui bilanci degli Stati.
Su questo punto, “non c’è nessuna proposta comune” europea in questo momento, ha riconosciuto Giovedi il ministro delle finanze tedesco Wolfgang Schäuble. Ma è uno strumento fondamentale per arginare la crisi del debito nella zona euro e impedire che coinvolga Italia o Spagna.

Con una capacità effettiva di prestito pari oggi a € 440.000.000.000, l’ EFSF non ha un budget sufficiente per affrontare un contagio di grandi dimensioni e ricapitalizzare le banche in difficoltà.
Da qui l’idea in discussione da settimane di aumentare la sua potenza di fuoco dotandolo di un effetto leva. Uno stallo nelle trattative e profonde divergenze, potrebbero rallentare il processo di risoluzione della crisi.

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