La crisi economica non sta risparmiando nessuno, anche l’Onu è caduto nella rete dell’incertezza. L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite sta seriamente considerando l’ipotesi di rinviare il summit sulla crisi, previsto dal 1 al 3 giugno. Motivo della decisione è la complessità della questione, ci sarebbe troppo poco tempo per stilare un documento finale adeguato. Per questo motivo, il presidente Manuel D’Escoto ha indetto una riunione il 26 maggio per decidere sul da farsi.
Anche l’Onu è in imbarazzo di fronte alla crisi, e giustamente preferisce arrivare preparato all’appuntamento – magari con qualche risposta in tasca, ma senza false speranze. Il fatto che un’organizzazione internazionale tra le più influenti al mondo decida – in stato di estrema incertezza – di rinviare un incontro così fondamentale è il segnale lampante che non bastano semplice ottimismo o slogan diffusi a mezzo stampa.
Il terremoto generato da dichiarazioni contrastanti e lontane dalla realtà produce anche estrema incertezza sui mercati, rendendo difficile a trader e piccoli azionisti la gestione del proprio pacchetto. Oggi, senza dire una parola (e forse senza volerlo), l’Onu ha lasciato intendere che la questione non è semplice come vorrebbe far credere la politica. In ogni caso la relazione che uscirà dal Palazzo di vetro non sarà né vincolante né tanto meno rivelatrice, ma ha senso il fatto che i membri dell’Assemblea si siano presi del tempo per riflettere.
