Quale capo della Bundesbank – Buba per gli addetti ai lavori – Jens Weidmann è il custode del tempio dell’ortodossia monetaria. Il banchiere centrale tedesco più loquace di tutti i tempi, è tornato a rilasciare dichiarazioni sorprendenti. Questa volta, a finire sul banco degli imputati, sono i paesi indebitati cui la BCE accorda il proprio sostegno. In un’intervista pubblicata Lunedì dallo Spiegel,Weidamnn spiega che l’acquisto di massa del debito da parte della Banca centrale europea “può creare dipendenza”. Insomma, un finanziamento ingente, attraverso la creazione di nuova moneta, potrebbe avere l’effetto di una “droga”.
Ed ecco che il più giovane leader della venerabile Bundesbank veste ancora una volta i panni del falco irriducibile, nella più pura tradizione dei suoi predecessori. Perché sin dal suo arrivo, un anno e mezzo fa, “Herr Doktor Weidmann”, come viene chiamato in Germania, ha continuato a fare sentire la propria voce, facendo riecheggiare i suoi “nein”, in tutta Europa. Onnipresente sui media tedeschi, da quelli di nicchia ai più popolari, è stato definito dal tabloid Bild come “l’uomo che salverà l’euro” (vedi anche crisi settembre zona euro).
Contrario alla mutualizzazione dei debiti – probabilmente tra gli ultimi irriducibili agli eurobond – Weidmann si oppone ad ogni ulteriore assistenza alla Grecia così come ad un’azione di acquisto di debito da parte della BCE.
Ai primi di agosto, la Banca centrale europea aveva espresso la propria disponibilità ad agire, se necessario, ricorrendo a misure eccezionali contro la crisi: queste potrebbe passare attraverso l’acquisto di debito pubblico sul mercato. La BCE “può condurre operazioni sul mercato delle obbligazioni di dimensioni adeguate per raggiungere il suo obiettivo”, aveva detto il presidente, Mario Draghi, nel tentativo di convincere che l’istituto di Francoforte non vuole permettere che i rendimenti di paesi come Spagna e Italia raggiungano livelli insostenibili.
Weidmann, a tal proposito, ha commentato che “in una democrazia, dovrebbero essere i parlamenti e non le banche centrali a decidere una tale messa in comune dei rischi”. “Non dobbiamo sottovalutare il pericolo che il finanziamento da parte delle banche centrali (nei confronti degli stati) possa creare dipendenza, come una droga”.
Per quanto riguarda le nuove misure contro la crisi del debito sovrano, il presidente della Bce, Mario Draghi, si esprimerà il 6 settembre nel corso della sua conferenza stampa mensile a Francoforte (West), a seguito della riunione del Consiglio direttivo della BCE e dell’annuncio circa la decisione sui tassi di interesse. La BCE dispone già uno strumento per poter acquistare titoli di Stato sul mercato secondario, dove le obbligazioni vengono scambiate una volta emesse, ma non viene attuato da diversi mesi.