La rupia indiana, il baht thailandese e altre valute asiatiche hanno vissuto qualche lungo momento di difficoltà nel corso dei passati giorni. La ragione è abbastanza semplice, e principalmente riconducibile alle sensazioni sulla crescita economica mondiale, che sarà destinata a rallentare in tutto il mondo e anche nella macro regione asiatica, generando pertanto qualche instabilità nel corso delle valute emergenti.
Oltre a quanto sopra, hanno giocato un ruolo negativo anche alcuni dati macroeconomici provenienti dallo stesso continente. La produzione industriale di Taiwan è ad esempio cresciuta molto meno delle attese durante lo scorso mese, mentre la fiducia dei consumatori nella Corea del Sud ha subito una contrazione piuttosto decisa, con il dato che si è portato al minimo dal mese di marzo 2011.
Da Singapore sono invece giunti i dati sulla produzione industriale locale, che è cresciuta di 7,4 punti percentuali a luglio, contro i 10,7 punti percentuali di giugno. Un significativo rallentamento era atteso da tutti gli osservatori internazionali, ma non nelle proporzioni nelle quali è giunto. Anche dalle altre principali economie emergenti asiatiche giungono dati non soddisfacenti, per un trend che sembra destinato a continuare in un’ampia altalena.
Ma l’impressione è che le determinanti più importanti siano state quelle esogene, con la crescita economica statunitense in primis. Negli USA il prodotto interno lordo è cresciuto di un punto percentuale su base annua durante il secondo trimestre dell’anno, contro stime di almeno1,3 punti percentuali. Un comportamento, quello dell’economia americana, che non sembra esser stato particolarmente gradito agli investitori locali, e non solo.
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