I conti pubblici italiani fanno emergere qualche timido segnale di ripresa. Sintomi che vengono accompagnati in maniera abbondante con le parole del sottosegretario Antonio Catricalà, che durante un’intervista pubblica alla Luiss ha affermato come l’ecnomia del Paese “non cresce, ma ciò non significa che non rispetteremo gli impegni presi dal precedente governo: arriveremo comunque al pareggio di bilancio (…) Ciascuno di noi sa bene che se il Paese avrà bisogno di noi non potremo tirarci indietro, ma io sono sicuro che non è possibile che si ripresenti una situazione” come quella che ci ha portato al governo”. Ma cosa accadrà all’Italia nel 2013 oramai sempre più vicino?
Secondo quanto chiarisce una nota di aggiornamento al Def, durante il 2013 il Pil si ridurrà dello 0,2 per cento, “principalmente per l’effetto di trascinamento del calo registrato l’anno precedente; infatti la variazione trimestrale del Pil inizierebbe ad essere positiva già a partire dal primo trimestre”.
Intanto, il 2013 dovrebbe chiudersi con una spesa per interessi sul debito pari a 86,119 miliardi di euro, 8 miliardi in più rispetto al 2011. L’anno prossimo, invece, la spesa salirà di 3,1 miliardi a quota 89,2 miliardi. Nel 2015 è infine previsto il superamento della soglia dei 100 miliardi, a 105,394 miliardi di euro.
Ancora, l’Ansa ricorda – dall’elaborazione dei dati di aggiornamento Def, che “il tasso di disoccupazione raggiungerebbe in Italia il 10,8% nel 2012 per poi aumentare all’11,4% nel 2013” mentre l’aumento degli spread avrebbe conseguenze sugli “istituti operanti sul mercato interno che hanno visto aumentare i costi di approvvigionamento con una traslazione sui tassi di finanziamento a famiglie e imprese. La crescita dell’offerta di credito al settore privato è rallentata fino a dare segnali di contrazione.”
Dati in calda osservazione anche per le famiglie, che nel 2013 non riusciranno a spendere di più rispetto a quanto hanno fatto nel 2012. Un’inversione di tendenza è pertanto prevista solo per il 2014, mentre per il 2013 la spesa per i consumi subirà un calo dello 0,5 per cento, che farà seguito al passo indietro di 3,3 punti percentuali del 2012.
Vedi anche Conti pubblici Italia valutazione Bankitalia.