Il giorno di Natale, la Cina ha alzato i tassi d’interesse per la seconda volta in pochi mesi, l’ultimo ritocco risale al 19 ottobre. Segno che per le autorità monetarie di Pechino un’inflazione superiore al 5 per cento sta diventando una preoccupazione sempre più stringente. Non solo. Secondo quanto riferito in giornata dal vice-governatore dell’istituto centrale Hu Xiaolian e riportato dall’agenzia Bloomberg, la Cina è pronta a “migliorare” il meccanismo che regola il tasso di cambio dello yuan dopo che la seconda economia al mondo ha abbandonato il cambio fisso con il dollaro mantenendo comunque il valore della moneta nazionale all’interno di una forchetta ritenuta ancora troppo stretta da parte degli Stati Uniti e dell’Europa. A queste decisioni i listini occidentali hanno risposto con un sostanziale calo, che riflette anche il peso di qualsiasi dichiarazione in arrivo da Pechino, motore all’80 per cento della crescita economica mondiale. A pesare è anche l’annuncio dei cinesi di voler introdurre ulteriori misure per limitare l’immatricolazione di nuove automobili.