La crisi ha rimescolato le classifiche dell’economia. Il sorpasso cinese era atteso da tempo, adesso è arrivato. Il Giappone diventa la terza economia del mondo, la Cina conquista la medaglia d’argento. Anni di sviluppo recuperati in un baleno, grazie alla delocalizzazione, il basso costo del lavoro e i programmi di sostegno pubblici. Per sostenere il boom, Pechino deve far fronte ad esigenze impellenti. Deve cercare energia e nel frattempo arginare la bolla immobiliare e le spinte inflazionistiche. Il piano del Governo sembra funzionare ma la sete di idrocarburi non è mai appagata. Dopo lo shopping in Sud America (Brasile e Venezuela) e in Est Europa la Cina ha investito – come nella sua strategia commerciale – 40 miliardi di dollari per sviluppare il settore del petrol-gas in Iran, più la costruzione di nuove raffinerie (come già accaduto in Nigeria). L’evento non è da sottovalutare. “Se la decisione di imporre sanzioni verrà messa in pratica – ha detto il presidente della commissione esteri iraniana Borujerdi – taglieremo i rapporti commerciali ed economici con loro (i paesi Ue, ndr) e ci indirizzeremo verso Paesi che non intendono applicare sanzioni contro la Repubblica islamica”. Il gioco è fatto. Già con la scelta di sistemare le raffinerie in Nigeria, la Cina aveva tagliato fuori i raffinatori europei. Adesso con l’alleanza iraniana l’Europa verrà tagliata fuori, sempre di più, dai piani energetici di Teheran.
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