Oggi la Cina festeggia i 90 anni del Partito Comunista e intanto di comporta da imprenditore capitalista nei confronti del resto del mondo, in particolare dell’Europa. Ha investito, tra contratti e acquisto di titoli di debito dei paesi periferici dell’Eurozona, 30 miliardi di dollari in tutto, e in pochi mesi. Ovviamente avere un investore così solido e disponibile aiuta l’Europa, ma nel lungo termine l’aiuto potrebbe trasformarsi in ricatto: chi compra, comanda. La verità è che la Cina ha fatto quello che forse avrebbero dovuto fare i grandi paesi europei. Si sono concentrati ad esempio sugli investimenti reali (i cinesi hanno comprato il principale porto della Grecia, il Pireo) e industriali con l’effetto di guadagnare per se stessi, e favorire in questo caso gli scambi commerciali con Pechino, e sollevare – e cioè creare lavoro – nelle aree depresse, dove appunto si sono aperte queste opportunità di business. Pensare che l’intervento cinese si limiti all’Unione europea è poi riduttivo: nell’est europa la strategia è quella di investire in industria e ottenere in cambio un bacino di lavoro a buon prezzo e una “base” industriale per proiettarsi in Europa creando un ulteriore snodo per gli scambi commerciali. Insomma, quello cinese è un aiuto molto molto interessato.