Si sta pian piano arrivando al rush finale per Banca Carige e mentre sembra vi siano diversi fondi interessati all’istituto, il gruppo Malacalza sottolinea come ciò che sta accadendo, per giungere al salvataggio, ora non sembri proprio essere parte di un piano industriale.
Una polemica che allo stesso tempo è accettabile e poco coerente con il comportamento dell’azionista di maggioranza della banca genovese, soprattutto ora che sono previste le offerte dei fondi a stretto giro temporale: in tanti sospettano che già mercoledì prossimo Fitd, il Fondo Interbancario di tutela dei depositi possa avere, nel corso del suo consiglio, sul tavolo un’offerta pronta. E con lui ci si aspettano proposte anche da Warburg Pincus, Apollo, Varde ed a quanto pare anche Blackstone: tutti fondi che potrebbero guadagnare dall’investimento in Carige. Vittorio Malacalza dal canto suo punta ancora a richiedere un tipo di soluzione differente:
Quello che stanno facendo non mi sa di progetto industriale. Industriale è l’opposto di finanziario. La finanza per me è un mezzo per arrivare a fare un progetto industriale. Questo è il concetto che ho sempre applicato, vedrò e giudicherò la banca sulla base di queste cose. [Carige] non ha mai avuto bisogno di alleati. Le alleanze si possono fare, ma nel momento in cui uno non ha bisogno di nessuno. Questa banca ha 500 anni, la finanza è nata qui. Le banche sono nate qui. Ha attraversato 5 secoli e non si sa quanti problemi hanno incontrato e risolto. Questa banca non ha mai avuto bisogno né di alleati né di niente, poi gli altri possono pensare quello che vogliono. Quello che è oggi non lo voglio giudicare e non lo giudico. Questa banca doveva risanarsi subito, per i problemi che ha avuto.
Un punto di vista comprensibile, ma non compatibile con quella che è stata la storia degli ultimi mesi dell’istituto anche a causa del mancato aumento di capitale causato proprio dall’azionista e che ha portato al commissariamento.