Nessuna demonizzazione: Alessandro Capuano, numero uno di Ig Markets nel nostro paese, è stato molto chiaro nel suo ultimo intervento e ha spiegato a Milano Finanza come i Cfd (acronimo che sta a indicare i Contract For Difference) sono semplicemente dei prodotti che presentano una marginalità più elevata rispetto ad altri prodotti, oltre che maggiormente in grado di attirare clienti. Le critiche esistono e bisogna tenerne conto, ma il problema principale consiste nel fatto che non tutti gli operatori coinvolti tendono a seguire le norme che sono state fissate (vedi anche Forex Trading: a febbraio tre seminari di Ig Markets).
Lo stesso Capuano anche voluto sottolineare come gli strumenti in questione siano molto più semplici e adatti per quel che concerne l’accesso dal punto di vista imprenditoriale. Gli atteggiamenti scorretti di alcuni operatori sono presto detti. Anzitutto, spesso si utilizzano somme di denaro non troppo impegnative per dar vita a una impresa di investimento in un paese come Cipro (considerato da più parti un paradiso fiscale). In questa maniera, si ha a disposizione una piattaforma di negoziazione e la pubblicità online serve solamente per abbindolare i clienti. Secondo il numero uno di Ig Italia, gli interventi dell’Esma (European Securities and Markets Authority) e dell’Eba (European Banking Authority) si sono resi necessari a causa di quegli intermediari che si sono stabiliti in nazioni in cui le autorità sono più permissive, ad esempio, rispetto alla Consob.
Il numero di broker presenti nella stessa Cipro spaventa e fa riflettere allo stesso tempo. Altro problema è quello della già citata pubblicità sul web, la quale serve per convincere in modo esagerato la clientela circa gli incassi da capogiro da parte di alcune persone nel giro di poco tempo. Per l’appunto, nel nostro paese le autorità non consentono comunicazioni del genere. Un’ultima sottolineatura riguarda il fatto che i Cfd sono già previsti come prodotti dalla Mifid (Markets in Financial Instruments Directive).