Il dollaro australiano non è riuscito a tenere lo stesso ritmo dello yen giapponese: ecco perché la valuta oceaniana ha fatto registrare il secondo ribasso consecutivo rispetto a quella asiatica. Questa performance, inoltre, ha preceduto il rapporto sull’inflazione relativo a questa settimana, il quale potrebbe spingere a nuovi tagli dei tassi di interesse. Undici giorni fa la situazione era profondamente diversa, con l’import cinese in grado di sostenere il dollaro australiano. La situazione è mutata.
Stavolta, infatti, Aussie ha dati vita a un deprezzamento che in pochi si attendevano, in quanto era stato recentemente raggiunto il livello più alto degli ultimi quattro anni rispetto allo yen. Allo stesso tempo, il dollaro della Nuova Zelanda ha fatto parlare di sé per un altro calo consistente, addirittura fino ai minimi degli ultimi quattordici giorni, dato che i titoli azionari del continente asiatico hanno interrotto i loro guadagni. Dopo una chiusura molto cauta di settimana, ora se ne comincia un’altra in questa maniera. Il mercato si attende un intervento ben preciso da parte di Bank of Japan e sarà soprattutto da questo che dipenderà il futuro andamento della moneta australiana. Volendo essere ancora più dettagliati, quest’ultima ha perso lo 0,6% rispetto allo yen, attestandosi così a quota 94,15 presso la Borsa di Sydney.
Per quel che concerne il Kiwi, l’indebolimento è stato quantificato in 0,8 punti percentuali, sempre nel confronto con lo yen. L’andamento dei prezzi al consumo a Canberra e dintorni è cresciuto dello 0,7% nel corso dell’ultimo trimestre del 2012 (ottobre-dicembre). I trader stanno ora scommettendo sul 47% di possibilità che vi possa essere a febbraio un taglio degli interessi fino al 2,75%, dopo che il 4 dicembre scorso si è provveduto a una riduzione fino al 3% (sempre un -0,25% quindi). Un ultimo cenno lo merita l’indice Msci Asia Pacific, il quale ha subito un ribasso dello 0,4% nel corso delle ultime contrattazioni.