L’avvio di seduta positivo di oggi consolida l’andamento di Wall Street che fin dal bottom del 6 marzo scorso mostra evidenti segni di forza che invece mancano del tutto in Europa. La situazione del Vecchio Continente è ben diversa dai mesi precedenti ma ancora una volta la fase di recupero è frenata dai timori per la posizione degli Stati interni all’Unione.
La Moneta Unica è debole e soffre il cambio con il Dollaro USA; gli Stati Uniti continuano a dare sfiducia all’Europa consolidando invece l’uscita dalla fase di crisi di Wall Street che continua a recuperare terreno. Il ricircolo di aziende all’interno dei listini USA in effetti è ben maggiore di quello Europeo e le nuove realtà che un domani probabilmente conquisteranno la fetta maggiore del mercato diventando settori “difensivi” sono già quotate e pronte a crescere, mentre nell’Eurozona le iniziative nuove hanno ancora freni per l’entrata in Borsa.
La crisi del credito oltre che quella dell’occupazione ha però fermato (e continua a farlo) la ripresa globale; il rischio di non recuperare immediatamente credibilità agli occhi dei grandi investitori si trasforma in un’esclusione dal mondo finanziario che potrà costare all’Euro gravi problemi, anche se per il momento l’eventualità (che resta la peggiore del caso) si può tranquillamente escludere.
Abbiamo infatti ancora qualche mese per consolidare i risultati raggiunti fin’ora; le politiche monetarie della BCE con Mario Draghi a capo sembrano convincere ed i risultati sono tangibili. La Grecia non è crollata sotto il suo stesso peso ed è pronto un altro pacchetto di aiuti, mentre per quanto riguarda il settore bancario lo stesso si rivela una vera e propria sorpresa; l’andamento più che positivo dovuto anche agli interventi della stessa BCE traina al rialzo gli indici azionari e probabilmente è l’elemento chiave che potrà avviare il recupero vero e proprio dell’Eurozona.
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