La Banca centrale europea (BCE) ha lasciato i tassi di interesse invariati all’1%, il livello più basso mai toccato, in occasione della riunione mensile del Consiglio dei governatori dell’istituto di Francoforte.
Questa decisione non rappresenta una sorpresa, dopo i due precedenti tagli, risalenti rispettivamente al mese di novembre e dicembre. Complessivamente la Banca centrale ha prestato la cifra record di 489 miliardi al tasso fisso dell’1% a 523 banche nell’area dell’euro e per un periodo di tre anni, in occasione della maxi asta di dicembre, un’operazione senza precedenti che sarà ripetuta a fine febbraio. Per ora, tuttavia, l’obiettivo non è stato realmente raggiunto, come rivelano i record dei depositi bancari overnight presso la stessa BCE.
Infatti, le banche preferiscono parcheggiare il denaro di cui dispongono all’Eurotower, in cambio di un misero 0,25%, piuttosto che prestarlo reciprocamente, le une verso le altre, o all’economia reale, o addirittura, quale alternativa all’acquisto di titoli di Stato, come alcuni avevano invece sperato.
Questo fenomeno non è, tuttavia, sorprendente per Marco Valli, economista capo di Unicredit. “Con le incertezze che ancora gravano sul debito sovrano e le pesanti scadenze di rimborso cui le banche devono far fronte nei primi mesi dell’anno, non è difficile capire perché rimangano allergiche al rischio e preferiscano costituire riserve di liquidità”.
Più di 600 miliardi di debito bancario giungeranno a scadenza nel 2012, di cui 230 miliardi di dollari nel solo primo trimestre. In questo contesto, che la Spagna e l’Italia siano state in grado Giovedi di collocare titoli di stato con rendimenti in calo in due aste caratterizzate da una forte domanda e da tassi di interesse nettamente inferiori, è un buon segno.
La BCE aveva per la prima volta abbassato il tasso di riferimento all’1% nel maggio 2009, prima di risollevarlo nel mese di aprile 2011 e portarlo all’ 1,5% nel mese di luglio, citando le minacce inflazionistiche. Ma il peggioramento della situazione economica globale, in particolare nella zona euro, e la crisi del debito hanno portato ad una inversione di tendenza.
Il governatore della Banca centrale europea Mario Draghi ha iniziato alle ore 14:30 di Giovedì, in seguito all’annuncio dei tassi di idnteresse, la conferenza di presentazione dell’ultima riunione di politica monetaria della Banca centrale.
“Le informazioni disponibili dall’inizio di dicembre confermano ampiamente la precedente valutazione”, ha detto Mario Draghi, aggiungendo che “l’inflazionedovrebbe rimanere superiore al 2% per i prossimi mesi, prima di passare al di sotto del 2% “. “Come previsto, le tensioni in atto nei mercati finanziari continuano ad indebolire l’attività economica nella zona euro considerando che, secondo gli indicatori emersi dalle indagini più recenti, ci sono segnali di stabilizzazione verso il basso dell’attività economica”, ha continuato Draghi.
Per il Governatore della BCE, “le prospettive economiche restano segnate da notevoli incertezze e da un rischio sostanziale al ribasso”. Draghi ha anche sottolineato l’importanza di un ancoraggio inflazionistico “perché la politica monetaria contribuisca a sostenere la crescita economica e la creazione posti di lavoro nell’area dell’euro”.
Il presidnete della BCE ha anche elogiato l’impatto delle operazioni straordinarie condotte dall’istituto di Francoforte, sul settore bancario. “Il massiccio ricorso alla prima operazione di rifinanziamento a tre anni dimostra che le nostre misure di politica non convenzionali offrono un contributo importante per migliorare la situazione dei finanziamenti bancari, sostenendo altresì le condizioni di finanziamento e la crescita”, ha dichiarato Draghi , aggiungendo che la BCE sta lavorando “attivamente alla realizzazione di tutte le misure annunciate nella riunione di dicembre”, cosa che “dovrebbe fornire un ulteriore sostegno all’economia”. Mario Draghi ha anche ricordato che “tutte le azioni di politica monetaria non convenzionali sono temporanee per definizione”.
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