O Atlantia darà una risposta certa su quello che intende fare con Cassa Depositi e Prestiti per Autostrade o sarà la revoca della concessione. Da Palazzo Chigi arriva una linea “ancora” comprensiva ma dura: o entro la fine del mese si prende una decisione o salta tutto.
Rimane il nodo della concessione autostradale
Il nodo della concessione ad Aspi ha già impegnato troppo tempo per risolversi: a luglio era stato stabilito un percorso che ancora non è giunto a compimento e che in realtà, per via di egoiste decisioni di Atlantia, si è andato complicando ancora di più.
Se i patti non verranno rispettati, il Governo andrà avanti con la revoca della concessione alla società controllata dal gruppo che fa capo alla famiglia Benetton, come richiesto da tempo da molti cittadini e forze politiche dopo il crollo del Ponte Morandi di Genova.
A dispetto di quel che si pensava le due parti non sono riuscite a trovare un accordo: Atantia non accetta le condizioni poste dal Governo e Cassa Depositi e prestiti non può entrare nel capitale di Aspi nel modo in cui Atlantia auspicherebbe. Un atteggiamento, quello sostenuto dalla holding dei Benetton che molto probabilmente si basa sul fatto che gli stessi non pensano vi siano i fondamenti giuridici per procedere con una revoca.
La realtà dei fatti è che se si procedesse con una revoca, gli effetti sul comparto sarebbero devastanti per entrambe le parti. Ad essere chiamati in causa sarebbero l’occupazione, il debito pubblico e addirittura il comparto bancario e i risparmiatori che hanno investito in Aspi: senza la concessione non potrebbe venire ripagato il debito della società-
Insomma, la situazione si complicherebbe e non poco per tutti, non solo per i Benetton.
Atlantia deve rispondere entro il 30 settembre
Entro il 30 settembre Atlantia dovrà dare una risposta per Aspi, direttamente al ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, decidendo il da farsi nel prossimo cda previsto per il 29 settembre.
Il Governo dal canto suo sostiene che la holding ha “gravemente disatteso” quelli che sono stati gli impegni presi lo scorso luglio quando si era optato per una uscita di Atlantia da Aspi e il contemporaneo ingresso di Cassa Depositi e Prestiti all’interno del capitale in importante misura.
In questi mesi le trattative si sono svolte cambiato spesso schema dell’intera operazione senza che si riuscisse a trovare una quadra. I nodi più difficili da sciogliere? La ripartizione del debito e la manleva, quest’ultimo fattore che sarà al vaglio dei potenziali investitori esterni a CDP interessati ad Aspi.