Le banche centrali del continente asiatico stanno tollerando i rialzi delle loro valute rispetto allo yen giapponese: il motivo è presto detto, la ripresa economica della Cina ha ridimensionato il problema secondo cui dei tassi di cambio più forti avrebbero diminuito i vantaggi per quel che concerne le esportazioni. Un esempio molto interessante è quello del won coreano, in grado di guadagnare ben venti punti percentuali rispetto alla divisa nipponica quest’anno, senza dimenticare il +17% del dollaro di Taiwan e il +13% dello yuan cinese. Insomma, questo vuol dire che la valute asiatiche si stanno muovendo in completa sincronia, con lo yuan in deciso recupero sullo yen rispetto a quanto avvenuto lo scorso anno.
Le performance al ribasso relative soprattutto ai paesi in via di sviluppo stanno dimostrando come ormai sia l’ex Impero Celeste a influenzare l’economia della regione, diversamente dal Giappone, dominatore assoluto finora. La Cina rappresenta infatti il maggior partner commerciale di paesi come la Corea del Sud e Taiwan; in aggiunta, il rallentamento dei precedenti sette mesi è soltanto un brutto ricordo, mentre le previsioni di crescita per quel che concerne il Giappone parlano chiaramente di una decelerazione nel corso del 2013. Secondo analisti finanziari ed economisti, gli istituti di credito centrale non stanno proseguendo nella direzione degli apprezzamenti, con lo yuan che è divenuto sempre più influente e un ruolo del dragone di tutto rispetto.
In questa maniera, viene anche pienamente rispettata la classifica delle economie mondiali, visto che un anno e mezzo fa la Cina ha scalzato proprio il Giappone dal secondo posto. D’altronde, il sistema economico giapponese si sta muovendo nella direzione opposta rispetto all’intera regione, una debacle che si può spiegare soprattutto con l’andamento delle esportazioni: la crescita è destinata a calare di 0,65 punti percentuali il prossimo anno, a fronte di una espansione molto vicina al 7% da parte della regione stessa e del +8,1% di Pechino.