Dopo che gli swap valutari hanno deprezzato il real nel corso dell’ultima settimana di ottobre, i nuovi ribassi della valuta brasiliana sono dovuti essenzialmente alla speculazione: in particolare, c’è la convinzione che la banca centrale della nazione sudamericana andrà a sostenere la propria politica di intervento tramite maggiori esportazioni e l’indebolimento della divisa stessa. C’è anche da precisare, inoltre, che il real ha fatto registrare un declino a causa dei nuovi aiuti finanziari di cui ha bisogno la Grecia e dell’effetto delle elezioni presidenziali americane, due eventi che hanno inciso in maniera negativa anche su altre valute dei mercati emergenti.
I già citati swap, inoltre, si sono svalutati in seguito alla riduzione delle stime degli economisti per quel che concerne i costi di indebitamento. Eppure, quasi un mese fa si parlava della resistenza del real brasiliano alla recessione, come si spiegano tali performance? Per il momento la banca centrale brasiliana ha avuto un certo successo nel mantenere la moneta in questione debole e bassa, evitando qualsiasi rafforzamento superiore ai due reais per ogni singolo dollaro americano. Volendo essere ancora più precisi, le ultime contrattazioni hanno evidenziato un calo pari a 0,2 punti percentuali, con la quotazione complessiva che si è attestata sui 2,0352 reais, vale a dire il livello più basso in assoluto dallo scorso 15 ottobre.
Per ottenere un real simile e proteggere gli esportatori, l’istituto ha provveduto a vendere 1,4 miliardi di dollari in riserve valutarie poco meno di due settimane fa, proseguendo poi con altri importi piuttosto simili. Il Brasile ha tagliato il target relativo al tasso dei prestiti per il decimo meeting consecutivo a ottobre, tanto che si è raggiunto un livello minimo da record, ovvero 7,25 punti percentuali (ad agosto del 2011 lo stesso tasso ammontava al 12,5%). I tassi stabili dovrebbero mantenersi ora per un periodo sufficientemente prolungato, la migliore strategia per contrastare l’inflazione.