L’Unione Europea ha trovato un accordo per salvare Cipro, stanziando 10 miliardi di euro per la situazione economico finanziaria di Nicosia. In cambio, una serie di azioni particolarmente gravi sulla società cipriota, che rischiano di acuire enormemente le tensioni già in atto nel Paese. Su tutte, spicca il prelievo forzoso sui conti correnti, simile a quello che l’Italia sperimentò nell’estate del 1992.
La scorsa notte, infatti, il governo di Cipro guidato dal presidente Nikos Anestesiades ha ottenuto, al termine di una lunga riunione dell’Euro gruppo, il via libero al piano di aiuto da 10 miliardi di euro, finalizzati prevalentemente al sostegno del sistema bancario, messo a dura prova sia dalla crisi internazionale che – più direttamente – dalle criticità della Grecia e dalla ristrutturazione del debito di Atene.
Ad ogni modo, non tutto è oro quel che luccica, anzi. Stando a quanto riportato dal quotidiano La Repubblica, il punto cruciale del programma di assistenza verrà proprio dai depositi bancari: “è infatti prevista una tassa straordinaria che sarà del 6,75% per le giacenze inferiori a 100mila euro e del 9,9% per quelle superiori” – afferma il giornale – “Complessivamente, il contributo dei correntisti di Nicosia e dintorni raggiungerà i 5,8 miliardi di euro. La stima è stata fatta dal neo presidente dell’Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, che ha definito “ipertrofico” il settore creditizio di Cipro” (qui avevamo già parlato, in tempi meno sospetti, del programma di austerity per Cipro).
L’annuncio dell’accordo, e dei contenuti dei sacrifici dei ciprioti, ha avuto l’effetto facilmente attendibile: i cittadini si sono recati in fretta e furia dinanzi agli sportelli bancari al fine di prelevare il denaro. Una corsa agli sportelli che si è poi trasformata in vera e propria rabbia, visto e considerato che l’esecutivo ha affermato in precedenza che i risparmi non sarebbero mai stati toccati e che – pertanto – il provvedimento assume i contorni di una vera e propria presa in giro.