L’Egitto è il centro del mondo, almeno se guardiamo ai mercati valutari e delle commodities. Le rivolte esplose al Cairo per chiedere le dimissioni del presidente Hosni Mubarak, al governo da trent’anni con un’opposizione di facciata, e la sua difficoltà a mantenere la situazione sotto controllo tramite gli interventi violenti delle milizie, hanno fatto crescere i dubbi dei mercati e degli investitori. Lo scioglimento del governo, annunciato ieri, è il segnale d’instabilità più nitido. Il prezzo del petrolio registrato l’aumento più marcato dal settembre 2009. Nel frattempo, data la situazione d’incertezza, peraltro segnalata anche dall’agenzia di rating Standard&Poor’s nel momento della crisi governativa tunisina, a ridosso della fuga dell’arroccato presidente Ben Ali, ha fatto schizzare anche la domanda di oro ai massimi da 12 settimane perché come si sa è considerato un bene rifugio. Altro segnale lanciato dai mercati, e forse quello più evidente per il Forex, è l’acquisto di Yen in maniera massiccia. La valuta nipponica, considerata anch’essa un buon approdo in tempi di insicurezza sui mercati, ha guadagnato terreno nei confronti delle maggiori valute internazionali. E questo nonostante, è bene ricordarlo, il recente e puntuale downgrade sul debito del Giappone da parte di S&P. Operazione da considerare tra l’altro come un avvertimento a chi come l’Italia ha un debito che si avvicina pericolosamente al doppio del Pil.