Saranno i cambi il market mover di febbraio. Il mese appena cominciato segna un ulteriore cambiamento nella dinamica dei valori di euro e dollaro. Le pressioni sulla moneta unica europea, dopo il mal di pancia della Grecia e i rischi che si profilano all’orizzonte per la Spagna, hanno contribuito a indebolirme l’andamento nei confronti della divisa americana. Lo scenario è cambiato da quando si parlava solo di euro forte. Il dollaro ha cominciato a riprendere vigore spinto anche, ma non solo, dai risultati riportati a fine settimana dal ministero del Commercio Usa: Pil +5,7 per cento nell’ultimo trimestre dell’anno a confronto con il precedente. Adesso il tema è quello dell’equilibrio tra i cambi. Un punto lanciato dalle colonne del Corriere della Sera (economia) anche dal premio nobel (1999) Robert Mundell. Le banche centrali, Federal reserve e Bce, dovranno cercare di lavorare in modo coordinato, diversamente da quanto fatto finora, per tutelare l’economia reale e i commerci (il dollaro è la valuta principe) dalle fluttuazioni e gli sbalzi dei cambi. Sarà una strada difficile ma un sasso è gettato nello stagno. I frutti si vedranno, ciò che serve – per adesso e in futuro – è la comunione d’intenti delle due maggiori banche centrali.