Così come il dollaro anche il renminbi, la moneta cinese, sta attraversando un periodo di forte deprezzamento. Il suo valore è sceso del 10% rispetto alle altre monete asiatiche. Un fatto positivo per il Dragone che si trova favorito nelle esportazioni, così come le aziende che hanno delocalizzato la produzione in Cina.
“Il rapporto tra renminbi e le altre monete asiatiche non è omogeneo”, spiegano kevin Brown e Geoff Dyer sul Financial Times. Infatti, il valore dello yen, la valuta giapponese, è cresciuto del 12% a confronto con la moneta di Pechino.
Anche il Giappone conta molte fabbriche sul territorio della Repubblica popolare e il Governo di Tokio non sembra preoccuparsi tanto della caduta del renminbi. Se da un lato i beni di consumo giapponesi sono più costosi per i cinesi, dall’altro i prodotti importati dalla Cina in Giappone sono a buon mercato. Si tratta di un cambio di paradigma per Tokio, che ha sempre avuto una spiccata vocazione per le esportazioni. Con l’importazione di propri prodotti “delocalizzati” e consumi interniquesto modo il Giappone potrà allentare la dipendenza dall’export e agevolare la ripresa anche grazie al traino della Cina.