Il 6 ottobre il dollaro valeva 0,68 euro. L’oro 1044 dollari per oncia, un record. In tre giorni il crollo del biglietto verde è stato verticale. Ha lasciato sul terreno quasi 20 centesimi. In quei giorni un articolo del britannico TheIndependent a firma di Robert Fisk riferiva di un complotto internazionale – ordito da paesi del Golfo, Cina, Russia, Giappone e Francia – per affossare la valuta americana. Lo scopo: creare un paniere di monete per sostituire il dollaro. Una tesi già sentita che Risk condisce con alcuni particolari interessanti: i ministri delle finanze e i governatori delle banche centrali di alcuni paesi si sarebbero già incontrati per mettere in pratica il piano; ambienti bancari di Honk Hong riferiscono di una fuga senza precedenti del dollaro dai mercati nei prossimi 9 anni (2018). A questo punto l’avvertimento del presidente della Banca Mondiale Robert Zoellick (“Washington non deve dare per scontata la fiducia nel biglietto verde”) assume un certo peso. Cosa succederà allora?
Per gli analisti ci vorrà parecchio tempo prima di assistere al vero declino del dollaro. La Cina non si può permettere un collasso immediato, viste le riserve da 2 trilioni accumulate. Sembra più probabile che Pechino decida di comprare oro ed euro con il surplus di contante in cassa attuando una politica di “diversificazione passiva”, come scrive il Guardian.
E sul fronte politico? Nelle scorse settimane l’Iran ha annunciato che le riserve di Stato saranno solo in euro e non più in dollari. Anni fa Saddam Hussein fu il primo (e l’ultimo) a decidere di vendere il proprio petrolio in valuta europea anziché americana. Qualche mese dopo scoppiò la Guerra del Golfo.