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Market Profile: la Value Area

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 Parlando del Market Profile, si è gia accennato alla Value Area. Vediamo ora nello specifico cos’è, e che indicazioni ci può dare sul Mercato, eseguendo un’analisi intuitiva piuttosto che basarci unicamente sulla teoria classica (dalla quale comunque si trae liberamente spunto).
Il Market Profile è una metodologia di rilevazione che vede nel grafico due assi, uno del prezzo e l’altro del volume: viene dunque escluso il fattore tempo, tanto amato dagli analisti ciclici. L’idea di per sé non è sbagliata: il tempo è preso in considerazione (inconsciamente o meno) dalla maggior parte degli analisti, ma non è così per il volume, che invece viene analizzato marginalmente e superficialmente traendo conclusioni approssimative e confuse.
Grazie al Market Profile possiamo invece aggiungere ai nostri grafici di Analisi Tecnica uno studio approfondito della dimensione volumetrica del Mercato oggetto di studio, integrando le conclusioni e rilevando livelli operativi (di ingresso o di target).
Studiando il grafico prezzo-volume, si introduce un concetto molto semplice che è quello della Value Area; tale range di prezzo, molto semplicemente, identifica il 70% degli scambi avvenuti in una singola seduta di contrattazioni.
La modalità di calcolo, precisa ed univoca, è la seguente:
– si inizia con l’individuazione del prezzo avente il maggior volume scambiato (il cosiddetto PoC). Se tale prezzo contiene il 70% (o più) del volume di giornata, corrisponde alla Value Area;
– se non corrisponde, si guarda il prezzo immediatamente sopra e quello immediatamente sotto: il maggiore dei due viene sommato al primo. Se il risultato è uguale o superiore al 70% del volume di giornata totale, allora i livelli di prezzo sommati corrispondono alla Value Area;
– il secondo passaggio si ripete finchè non viene individuata la Value Area.

Con questo semplice “algoritmo” è possibile calcolare la nostra zona di interesse in modo univoco e preciso.
Secondo la teoria classica del Market Profile, bisogna guardare l’insieme delle Value Area giornaliere per identificare il trend del mercato: se queste sono crescenti ed estese, allora i long-term-trader hanno il controllo del Mercato con le loro posizioni, ed il trend delineato è destinato a durare e persistere nel tempo. Al contrario, un restringimento delle Value Area, indica indecisione nei long-term-trader, che potrebbero aver iniziato a chiudere le loro posizioni considerando i prezzi raggiunti sufficienti, e preparando un’eventuale inversione di tendenza.
Secondo un’attenta analisi, si può vedere come il range di giornata sia talvolta esteso grazie a spike giornalieri, quindi oscillazioni di prezzo “nervose” e rapide subito riassorbite dalla controparte del mercato. Questo è il cosiddetto “rumore di mercato” che non definisce la tendenza dello stesso, ma anzi è fuorviante ai fini operativi.
Un utilizzo alternativo della Valure Area, è semplicemente quello di “filtro” per il rumore di mercato: invece di considerare i massimi ed i minimi estremi della giornata (spesso appunto realizzati con spike esagerati), si possono considerare come massimi e minimi quelli proprio della Value Area, riducendo il range intero a range “utile” e veramente di interesse per i trader.

3 Commenti

  1. […] Market Profile: la Value Area sabato 6 giugno 2009 | Tratto da: […]

  2. Scusa Francesco,
    il market profile è una cosa e il volume profile un’altra.

    Qui tu parli di volume profile e lo chiami market profile.

    La differenza non è di poco conto.

    Soprattutto per trovare i livelli perfetti di entrata il vp è superiore filtrando adeguatamente i contratti di scambio tra istituzionali che sformano le ns belle gaussiane.

    Cmq mp o vp ti danno un aprroccio al mercato davvero da pro…quindi fai benissimo a trattarle.

    Un saluto,
    Mi

    • Ciao Mirco,

      Per quanto riguarda la terminologia usata, si da un lato hai perfettamente ragione: io parlo di MP pur facendo riferimento al VP perchè, come specificavo in altre occasioni, lo considero il “vero” MP, anche a causa del mio percorso di studio insieme ad altre persone.

      La mia lettura è leggermente diversa dalla teoria classica (ho il brutto “vizio” di personalizzare le metodologie che studio, perchè la ritengo la via più corretta per fare propri i concetti e renderli pratici), ed anche la termiologia è leggermente rivista.

      Comunque correggerò il mio “vocabolario” per evitare confusione in futuro 🙂

      Intanto, visto che hai accennato agli scambi tra istituzionali, personalmente portavo avanti uno studio per cui questi erano invece da considerare eccome a livello intraday: la nostra campana viene “deformata”, ma nel brevissimo questi livelli se individuati possono diventare operativi, e filtrandoli perderei occasioni.

      Non è sbagliato filtrarli per una visione più generale, ma nello specifico io ne tengo conto, ed insieme ad altre indicazioni diventano livelli operativi.

      Un saluto,
      Francesco

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