Ieri il presidente della Federal Reserve Ben Bernanke ha preferito non parlare di mercati e politica monetaria davanti alla platea degli studenti del Boston College’s School of Law. Le previsioni economiche sono una materia “estremamente complessa” e comprendere “come tutti i pezzi possono essere incastrati assieme avrà sempre risultati imperfetti” (Reuters). Muoversi in uno stato di costante incertezza non è mai facile, anche se è l’incertezza stessa costruisce i movimenti di mercato. Bernanke però ha deciso di non intervenire nuovamente nel dibattito, forse per non generare ulteriori attriti con il grande pubblico di trader e azionisti, soprattutto dopo i risultati della minute Fomc pubblicati nei giorni scorsi. La divulgazione di cifre peggiori alle precedenti, subito dopo le rassicurazioni degli attori politici ed economici più influenti del paese, che prevedevano schiarite e segnali di ripresa, ha fatto precipitare la borsa newyorkese verso il minimo giornaliero. Per questo Bernanke ha preferito non parlare, sa bene che sta camminando su un terreno accidentato e glissare sulle previsioni ed evitare il confronto è il metodo migliore per mantenere salda, ancora per un po’, l’infallibilità dell’istituzione. Nessuno si aspetta un mea culpa, sarebbe considerato un nuovo smacco, l’ennesimo.
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