L’inflazione tarda a decollare. Succede in Europa, precisamente in Francia e in Italia, ma anche dall’altra parte del globo. In Giappone la banca centrale in loco procede con una politica monetaria attendista, che al momento non sembra sortire gli effetti sperati.
Questa situazione si ripercuote sul mercato delle valute, con lo Yen che perde terreno sul dollaro. Già durante la giornata di ieri il biglietto verde avanzava verso il rialzo, toccando il picco maggiore da quattordici giorni a questa parte e portandosi a quota 109,38 yen, per poi chiudere in calo di 0,8%. Il 3 maggio la valuta Usa ha toccato il minimo da 18 mesi sullo divisa nipponica, scivolando fino 105,55 yen, dopo il nulla di fatto al meeting di politica monetaria di aprile di Banca del Giappone. Lo yen scivola anche sull’euro, che sale a 124,17 da 123,88 della chiusura.
Le motivazioni di questo mini-crollo da parte della valuta nipponica sono da associare proprio alle decisioni provenienti dai vertici della BoJ. Pesano infatti in tal senso le dichiarazioni di un accademico giapponese vicino al governatore Kuroda, secondo cui Banca del Giappone potrebbe ampliare il proprio stimolo monetario già il mese prossimo.
Il target di inflazione non è stato ancora raggiunto e Kuroda chiede tempo al fine di valutare gli effetti della politica monetaria nell’economia reale e nei prezzi. Inoltre gli impatti positivi delle scelte della BoJ rischiano di essere cancellati dalle turbolenze dei mercati e dai timori connessi alle economie al di fuori del Giappone.
Nel frattempo, il dollaro guadagna marginalmente anche nei confronti dell’euro, che scivola a 1,1408 da 1,1425 della chiusura.