Nel corso della settimana precedente sono state molteplici le voci di corridoio secondo le quali tre membri del Fomc avrebbero dichiarato che la Fed sarebbe sul punto di rinviare il tapering e annunciare nel contempo un altro round di quantitative easing. Stando alle fonti, i tassi di interesse potrebbero ancora restare nel limbo che li fa oscillare tra lo 0 e lo 0,25%. Questa situazione potrebbe permanere anche per tutto il prossimo anno. Gli investitori, dopo aver ricevuto la ‘soffiata’, hanno iniziato a investire facendo incetta di bond e azioni. Ma la Fed farà davvero dietrofront sulle proprie strategie di politica monetaria? Siamo a un passo dal quarto round di quantitative easing? Cosa si nasconde dietro queste decisioni? Ecco il parere degli esperti:
La verità è che FED e Casa Bianca proprio non riescono a tollerare un dollaro USA troppo forte. Questo contesto penalizza tantissimo le multinazionali a stelle e strisce, senza contare i problemi provocati a cascata su tutti i mercati emergenti che si nutrono della liquidità della FED e che rischiano di essere destabilizzati da un dollaro eccessivamente forte (anche perché è la valuta dei loro debiti). Le ultime minute hanno già evidenziato un tono più dovish dell’istituto monetario di Washington, che apprezza la robusta crescita economica americana ma che punta il dito contro la bassa inflazione e il dollaro forte.
Non mancano le controindicazioni. La Fed rischia di stimolare la deflaizone senza pericoli a livello globale e all’interno degli stessi Stati Uniti.
Nel frattempo, in Europa, dove la situazione è lievemente più grave, si è a tutti gli effetti all’interno di un clima di disinflazione. Tuttavia, la deflazione appare come uno scenario lontano almeno negli States dove il mercato del lavoro è in buona salute e il Prodotto interno lordo dovrebbe crescere di tre punti percentuale entro la fine dell’anno.