Giornata di pubblicazione dei dati macro in mezzo mondo. Partiamo dalle considerazioni più negative, relative all’andamento dell’indice Pmi provvisorio cinese, calato a 47,7 punti dai precedenti 48,2 punti del mese di giugno. In tal modo si amplia il differenziale dalla soglia dei 50 punti, che – convenzionalmente – separa la fase di espansione dell’attività manifatturiera da quella di recessione. In calo ai minimi da un anno molti sotto indici del paniere principale.
Stando a quanto affermava il media Bloomberg, il peggioramento dell’economia cinese potrebbe comportare bruschi risvegli da parte delle aziende locali (e non solo), e il governo potrebbe essere pertanto indotto a lasciare invariata la politica monetaria, trascinando sostanzialmente i mercati su posizioni di rinnovata debolezza.
Migliori sono le notizie che giungono dall’Europa, con l’attività manifatturiera francese ai massimi da 17 mesi: l’indice Pmi balza infatti a quota 49,8 punti dai precedenti 48,4 punti di giugno. Simile l’andamento dell’indice Pmi tedesco, che sale a quota 52,8 punti, quasi 3 punti sopra la soglia di espansione economica, e su livelli massimi da cinque mesi a questa parte. Per quanto attiene l’Eurozona, battute le stime sia con il Pmi composito che con quello manifatturiero, saliti rispettivamente a quota 50,4 e 50,1 punti, e pertanto al di sopra del limite minimo di crescita (in merito, il dato manifatturiero sarebbe ai massimi da due anni a questa parte).
In giornata, l’euro torna a rafforzarsi proprio sulla spinta dei positivi dati macroeconomici, portando la valuta unica al di sopra del livello di 1,32 dollari. Lo yen si è invece indebolito (ma leggermente), intorno a quota 100 sul dollaro (di cui abbiamo recentemente parlato). In lieve calo il prezzo del petrolio, che rimane sopra quota 107 dollari al barile, mentre sui mercati orientali i future sul Light crude calano intorno ai 107 dollari, e quelli sul Brent intorno ai 108,2 dollari. L’oro rimane stabile intorno a quota 1.345 dollari l’oncia.