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Dollaro australiano in profondo rosso ai minimi dal 2010

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 Resta molto debole il dollaro australiano sui mercati valutari. A decretare il crollo della moneta australiana non è soltanto il deterioramente della congiuntura in Australia e l’andamento preoccupante delle finanze pubbliche del paese, ma anche il timore che un credit crunch in Cina (primo partner commerciale di Canberra) possa innescare una grave crisi anche nella terra dei canguri, dove le aziende esportatrici sono ormai diventate dipendenti dal gigante asiatico. Sul forex il dollaro australiano è sui minimi da settembre 2010 nei confronti del biglietto verde.

Il tassi di cambio Aud-Usd ha chiuso l’ultima seduta del mese di giugno con una discesa fino a poco sopra 0,91, avvicinandosi così alla soglia psicologica di 0,90. Secondo quanto previsto dagli esperti di Goldman Sachs, sarebbe proprio 0,90 il target price per il cross Aud-Usd che due mesi fa quotava in area 1,0350. Da inizio maggio l’Aussie ha perso qualcosa come il 13% del suo valore.

Il dollaro australiano è andato molto male anche rispetto a euro e yen, nonostante quest’ultimo fosse inserito in un contesto di svalutazione generalizzata a causa della politica monetaria ultra-espansiva della Bank of Japan. Il tasso di cambio Eur-Aud è salito fino sopra 1,44 lo scorso 20 giugno, per poi iniziare una breve fase di correzione. L’ultima seduta di giugno si è chiusa con un rialzo per il cross sopra 1,42. Tre mesi fa il cross Eur-Aud quotava in area 1,2270, per cui da questi livelli le quotazioni sono arrivate a perdere anche il 17% del proprio valore nel giro di novanta giorni.

E’ pesante la perdita anche per il cambio Aud-Jpy, che lo scorso 11 aprile toccava un top in area 105,40. Da allora i prezzi hanno messo a segno perdite costanti, fino a scendere a 88,91 lo scorso 13 giugno per una perdita complessiva che ha perfino toccato il 18%. Il mese di giugno si è chiuso con una quotazione appena superiore a 90. L’Australia dovrebbe tagliare ancora i tassi di interesse e l’intenzione è quella di perseguire una politica monetaria accomodante per stimolare l’economia in crisi.